diario dalla finestra di casa Nonno, parlami di te

9 dicembre 2020

9 Dicembre 2020

L’andamento pandemico continua a essere incerto, è titubante su quale direzione prendere. I decessi sono 634. Non resta che affidarci alle restrizioni a costo di mortificare il buon senso verso regole poco comprensibili, accentuando la massima cautela. Oltre a questa primaria calamità sta montando nel paese la diatriba politica sull’uso dei fondi europei. Tale scontro ha l’aria di una resa dei conti tra forze politiche in disfacimento verso la morte certa. Sfruttano una maggioranza parlamentare non più reale nel paese. In tempi di normalità saremmo andati già al voto ma nel contesto odierno sarebbe un suicidio per noi popolo. Non c’è limite al peggio. 

Dal libro “Nonno, parlami di te” a pagina 41 rispondo alle domande: “Dove andavi a scuola? Com’era la scuola? Quali materie ti piacevano di più e quali di meno? Si studiava qualcosa che oggi non si studia più?”.

Le scuole elementari le ho frequentate alla Belzoni in zona Portello a Padova. Le classi erano divise in maschili e femminili, ogni classe era di una trentina di alunni. L’aula era ariosa e piena di sole. Eravamo quasi tutti figli di operai. Nella mia classe erano inseriti una decina di ragazzi di un istituto-rifugio per minorenni abbandonati, erano a dir poco vivaci.

Ho un bel ricordo di quegli anni. C’erano ordine e disciplina, che a me continuano a piacere. La scuola di avviamento al lavoro era in via Brondolo in zona Duomo, molto lontano dalla Stanga dove abitavo, andavo a piedi, a volte anche quattro volte al giorno per il rientro per fare officina meccanica e falegnameria. Ho imparato a fare dei lavoretti con il ferro e in legno, gli incastri a coda di rondine erano proprio difficili. Era tempo di guerra. Durante il primo bombardamento del dicembre del ’43 ero appena uscito da scuola, ero in centro in via Gorizia. È stato tremendo. I miei genitori non hanno più voluto che andassi a scuola e mi hanno mandato in campagna dai nonni materni. Latte e pan biscotto

Solo da adulto ho capito quanto bene mi hanno voluto i miei genitori. Mi hanno allontanato dalla città per mettermi al sicuro mentre loro e i miei fratelli sono rimasti sotto il rischio dei bombardamenti. Era evidente la scelta: salvare almeno me. Non li ho mai ringraziati per questo. È un rimorso che mi segue.

Comunque l’anno di scuola l’ho recuperato studiando a casa e facendo poi gli esami di ammissione. Il diploma di geometra l’ho ottenuto frequentando la scuola serale Dante Alighieri nel 1955 come ho scritto in un altro mio racconto, così come ho detto delle materie di studio preferite. Mi rammarico che non ci siano più materie come calligrafia e bella scrittura, mi erano simpatiche. Gli studi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *