diario dalla finestra di casa Nonno, parlami di te

26 dicembre 2020

26 Dicembre 2020

Oggi non ci sono i giornali, le strade sono deserte, le auto assenti, un silenzio innaturale, cosa che avevo già descritto durante la prima ondata a marzo. Ciò che è inconsueto inquieta. La televisione conferma che il mondo Covid è in fase di stasi, anche questo preoccupa! Sembrava che avessimo raggiunto l’apice del contagio, che si è invece fermato senza scendere continuando a mietere mezzo migliaio di persone al giorno.

Vado ad attingere al solito libro “Nonno parlami di te” alle pagine 11-13-15 per darvi i miei ricordi. Pagina 11. “Quali sono i ricordi più belli dei nonni materni? Quanto tempo hai passato con loro?”. 

Dai nonni materni, con il mio papà, andavamo spesso alla domenica fin da piccolo, 5-6 anni. Dal 1943, con l’avvento dei bombardamenti aerei, mi hanno ospitato fino al 1945, maggio. Ero abbastanza grande da essere di valido aiuto nei lavori campestri come ho detto dettagliatamente in altri scritti. Ho accumulato esperienze e ricordi che mi sono cari ancora oggi. È stata una convivenza certo faticosa come lo è tutta la vita del contadino. Della nonna, persona riservata e dedita alla cucina, ho il ricordo dei suoi piatti semplici ma sempre saporiti. Sempre disponibile a trovarmi qualche spuntino fuori orario. Del nonno, uomo solitario, ho detto nello scritto precedente. Ho avuto più familiarità con lo zio Nino e la zia Giulia con i quali condividevo le fatiche dall’alba e a volte anche prima per le arature con le mucche e il cavallo al tramonto.

“Ricordi il posto dove abitavano i tuoi nonni paterni? Come erano questi i nonni? Qual era la loro professione? Quali avventure con i nonni paterni ricordi?”. 

Notizie sui nonni paterni: nessuna notizia! Non so praticamente nulla dei nonni paterni. Quando sono nato erano già morti da molto tempo. Non ne ho sentito parlare, pare abbiano frequentato l’osteria La Rampa, casa madre della famiglia, la zia norma, moglie dello zio Vittorio, anche lui defunto da tempo, che gestiva l’osteria e gli zii Giovanni e Bruno. Inoltre molto presto si sono interrotti i contatti familiari, nel 1943, con la distruzione della casa per un bombardamento aereo. Non sono in grado di dare risposte, non ho avuto mai occasione di parlarne con gli zii, cugini conoscenti dispersi in luoghi diversi, ed ero un ragazzino. Ancora oggi sono perplesso di questo vuoto informativo considerata la mia curiosità.

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