diario dalla finestra di casa

22 dicembre 2020

22 Dicembre 2020

È un giorno triste, è mancata mia sorella Giannina. Ha vissuto molti anni di sofferenza tormentata dal diabete e dalla progressiva perdita della vista; negli ultimi 10 anni nella cecità completa. Aveva 78 anni.

Purtroppo questo stato di fragilità contrastava con il suo carattere aspro e indipendente, e quindi motivo di ulteriore disagio a dover dipendere e aver bisogno di altri. Ha sempre cercato di essere d’aiuto agli altri, con un modo suo un tantino invadente, ma sempre pervaso di altruismo. Ha avuto una vita movimentata, proprio per il suo voler essere indipendente e non soggetta alle regole di una normale convivenza. Da giovane si era fatta suora e ha sempre lavorato negli asili infantili. Evidentemente le regole monastiche non le si addicevano.

Ne uscì e diventò infermiera all’ospedale pediatrico dove operò fino alla pensione. Poco tempo per godersela perché subito cominciarono i malanni che la portarono a questo mesto giorno. Nei momenti critici ho cercato di starle vicino, furono moltissimi, specialmente l’incipiente cecità, per cui aveva bisogno di essere accompagnata nel tentativo di fermare il degrado. Non solo io, ma anche le mie figlie si adoperarono in tal senso, ma il suo carattere ci allontanò. Io però, nonostante non condividessi quasi nulla del suo modo di essere e fare, non l’ho mai lasciata sola, coinvolgendola nei rapporti familiari. Vittorio, mio fratello, mi diceva che mi avrebbero fatto santo. Lui con il suo carattere sanguigno si scontrava continuamente. Spesso mi assaliva con accuse assurde. Certo non avremmo potuto convivere. Era fatta così!

Sottolineo però che ci furono momenti in cui i componenti della famiglia di noi fratelli, a fronte di varie malattie, sono stati da lei assistiti con spirito missionario elargito però in modo invasivo, insopportabile, da qui la sua insoddisfazione. Aneddoto: un mio nipote, ora sessantenne e più, mi ha telefonato per farmi le condoglianze e mi raccontò che, allora giovanissimo, usufruì delle conoscenze della zia Giannina per fare una serie di esami clinici particolari all’ospedale di Padova. Lui era di Vicenza. Questo per dire della sua propensione a dare aiuto.

Le auguro di trovare lassù la comprensione che io non ho saputo darle.

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