diario dalla finestra di casa

21 dicembre 2020

21 Dicembre 2020

Sulla mutazione inglese del virus c’è da sperare non aggiunga complicazioni di ordine sanitario. Ha già provocato problemi in tutta Europa per gli spostamenti delle persone.

Oggi esco dal precario presente. Sto leggendo una storia prettamente veneta. I Cimbri. Era questo un popolo barbaro sceso nelle regioni Alpine prima dell’era Cristiana. Già nel 100 prima di Cristo le Centurie romane lo ricacciarono al di là delle Alpi. 1000 anni dopo gruppi di “Todeschi” dalla Baviera e da più a nord scesero al di qua delle Alpi in fuga dalla fame, o in certi casi chiamati da nobili nostrani a disboscare, disgregare e coltivare il terreno delle zone dell’altopiano di Asiago, dei Lessini e successivamente dell’Alpago. Impropriamente vennero chiamati Cimbri pur non avendo nulla in comune con i precedenti. Portarono con sé i loro dialetti che rimasero più o meno inalterati per un millennio. Ancora oggi, ormai poche decine di persone ricordano quella parlata. Una parlata che si è già estinta nei loro paesi di origine.

Tutta questa premessa per dare un collegamento a quanto dirò di seguito. In un libro ho trovato un piccolo vocabolario di parole e detti cimbri. Ne ho riconosciute molte che si sono innestate nel nostro dialetto la cui origine è stata certificata in dialetti antichi e scomparsi della Baviera “todesca”. Ricordo mio nonno che diceva “Todeschi”.

Due parole mi hanno colpito: Vuto brun, vuto brun brun? (brun = Fonte, un’origine). Che vuol dire vuoi acqua. Ricordo mia nonna che ai nipotini piccoli diceva: Vuto brun brun, per farli bere. Io pensavo fosse un vezzeggiativo. Si trattava invece di un reperto arcaico di contaminazione del linguaggio. In osteria da mia zia Norma quando uno era un po’ alticcio si diceva: El ghe ga da dentro col brun brun, per dire ha bevuto un po’ troppo. L’altra è skito. Ero in campagna, mio zio Nino un mattino mi disse: Tote ea carioa e el baie da rassare e te ve nel ponaro e te rassi via na carioca de skiti e tea porti a consare ea gombina per piantare i fasoi. Traduzione: Prendi la carriola e il badile da raschiare e vai nel pollaio a raccogliere una cariolata di guano, feci, per concimare il terreno per piantare i fagioli. 

Ero giovanotto con gli amici eravamo in centro città. Ad un certo punto uno di noi grida: porca p****** guarda un po’ qui! E ci mostra la manica della giacca con una larga macchia variegata e molle, era uno skito di colombo dal “ciel caduto”. Questa parola è ancora in uso tra gli anziani e nelle campagne. Spero sia stato un argomento abbastanza leggero da distoglierci dal quotidiano virus.

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