diario dalla finestra di casa Nonno, parlami di te

30 novembre 2020

30 Novembre 2020

Incredibile! Il giornale riporta i dati pandemici in nona pagina con i suoi 541 morti. Sembra che il virus se ne stia andando. Il Presidente del Consiglio Superiore della sanità Franco Locatelli annuncia l’arrivo di altri due vaccini che potremmo avere come regalo di Natale; dice: “altri due vaccini”. Ma i precedenti dove sono? Fatemi capire! Continuiamo ad alimentare il fuoco della confusione. Dice inoltre che verranno consegnati la settimana prossima all’EMA per la validazione! Forse pensava Natale 2021? Il giornale invece amplifica le dinamiche per le feste di fine anno: Tu con chi vai? In quanti siete? Farai il tampone prima? E i nonni? E via elencando. Quello che è reale sono gli assembramenti sulle vie delle città dopo il via libera di ieri. Esatta fotocopia estiva in veste invernale! Altra notizia sconcertante, alcuni negozianti denunciano un calo di vendite del 15%. A me sembra poco vista la tragedia economica che incombe. A mio avviso vuol dire che la gente spende comunque, sembra che tutto vada bene madamadorè. 

Dal libro “Nonno, parlami di te” a pagina 43 rispondo a 2 domande: “A scuola te la cavavi bene o facevi fatica a studiare? Cosa volevi diventare da grande e perché?”.


A me piaceva un sacco andare a scuola, ascoltare gli insegnanti, fare i compiti in classe e a casa, fare ricerche. Ho sempre ottenuto buoni risultati. Ho letto molto, su qualsiasi argomento, privilegiando le letture che mi facevano conoscere il mondo. Tutte le materie mi piacevano, perfino calligrafia e bella scrittura.

Quelle che mi entusiasmavano erano storia e geografia, alle scuole elementari mi fecero disegnare la carta geografica del mondo con tutte le nazioni e le capitali. Alla scuola di avviamento al lavoro ho ottenuto un 10 scrivendo un lungo tema sul popolo fenicio. L’unico 10 di tutta la scuola. La vera avventura scolastica l’ho vissuta a 25 anni diplomandomi geometra in 2 anni di scuola serale, il corso normale era di 5 anni, continuando a lavorare normalmente in fabbrica di giorno.

Da bambino, fino a 10 anni, è stato il tempo del fantastico, dei sogni, delle avventure con gli amici, dei giochi. Dai 10 ai 15 anni furono 5 anni, 1940-1945 della seconda guerra mondiale, fame e bombardamenti. Non c’era spazio per i sogni neanche per noi bambini, solo sopravvivere. Era fondamentale poter lavorare per vivere, non per vivere meglio, solo vivere. Sono entrato in fabbrica 10 giorni dopo la fine della scuola in una grande fabbrica che in poco tempo mi ha consentito di migliorare il tenore di vita della famiglia e di cominciare a sognare. Erano comunque sogni condizionati dal contingente: volevo diventare bravo nel mio lavoro.

Credo di aver realizzato quel sogno diventando direttore della fabbrica che mi aveva visto garzone. Via via nel tempo ho coltivato altri sogni, primo fra tutti una famiglia e i figli.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *