“Nonno raccontami di te”, pagina 23.
Covid. Confermo che ieri è stato il giorno in cui sono entrato in un territorio inesplorato, ogni riferimento è superato in tempi rapidi e imprevisti. Ci rifugiamo nel criticare quello che non si è fatto e che si continua non fare, a non decidere. Ho trovato una indicazione per noi fragili, eufemismo per dire taroccati, di molto buon senso. Vedi foto.
Anche oggi vado a raccogliere dal libro “Nonno raccontami di te” alla pagina 23 la domanda: “La tua mamma aveva dei fratelli, cosa ricordi di loro?” Alla pagina 21 rispondo invece a: i”I che cosa la mamma ti è stata più di aiuto?”.
La nonna Emma, il suo nome ufficiale era Luigia, mia mamma, aveva un fratello e quattro sorelle. Dirò di ognuno. Lo zio Nino e la zia Giulia convivevano con i miei nonni. Con loro ho vissuto per 2 anni. Ero sfollato in campagna per il pericolo dei bombardamenti. Di questa permanenza in campagna ho scritto molto nel mio libro “Mi sono sbottonato” a cui ti invito alla lettura. Nonostante la precarietà e la tragicità di quel tempo di guerra, quei giorni furono fondamentali per la mia formazione alla vita. Dello zio Nino dico nel racconto di un viaggio in carretto e cavallo per “L’acqua salata”. Acqua salata
Della zia Giulia c’è la descrizione della “castrazione” dei galletti. Leggili. Della zia Ida dirò delle sue disgrazie, eravamo in tempo di guerra. In casa entrò la tubercolosi, morirono due figli, Claudio e Lardino e poi la zia stessa. Altri figli pure ammalati guarirono. La zia Amalia faceva la sarta, eravamo sempre in contatto perché cuciva i vestiti a tutti. La zia Anna, detta Netta, mi è stata davvero utile perché nel 1966 abbiamo acquistato una casa nuova, in via Molmenti, avevamo già i quattro figli, e ci ha prestato dei soldi, ha avuto fiducia in me. Abbiamo sempre mantenuto i contatti tra noi.
La seconda domanda. Ribadisco quanto già detto che ai miei genitori non avanzava certo tempo al di là di provvedere all’essenziale. La mamma, che era portavoce anche di mio padre, è sempre stata attenta alla scuola. Da questo presupposto ho tratto un aneddoto: era forse il 1946 e mia madre, vedendo il giornalaio che portava il giornale in casa dei vicini, mi chiese: ti piacerebbe se comprassimo un giornale? Magari un settimanale? Mi piacerebbe avere il “Candido” , un giornale satirico. Non ricordo il come è il perché di questa scelta. L’abbiamo acquistato per un po’ di tempo.