Come pattuito con le redattrici del blog “diario dalla finestra di casa”, non scrivo di Covid ma vi dirò dei ricordi che ho di mia mamma. Traggo dal libro “Nonno, raccontami di te” le risposte date a pagina 23 alle domande: “Cosa piaceva più di tutto alla tua mamma? Che cosa apprezzi di più della tua mamma?”
Aneddoto: il suo orario di sveglia erano le 5:30 del mattino. Per contribuire all’economia familiare lavorava presso una famiglia benestante, nostri vicini. Avevano anche una stalla con due mucche che lei accudiva. Sapendo che spesso non sarebbe stata libera per l’ora di pranzo, quando noi tornavamo da scuola, cucinava la minestra di fagioli di primissimo mattino e la metteva sui piatti ben coperti con il relativo panino di marmellata per secondo. Il tutto tenendosi appresso mia sorella Giannina di qualche anno!
“Cosa apprezzi di più della tua mamma?” Faceva oggi quello che avrebbe potuto fare anche domani”. Questo l’ho capito solo quando più avanti con gli anni, forse a 15 o 18 anni, ho acquisito questa caratteristica, abitudine, modo di affrontare la vita fin da piccolo. Un esempio: alle elementari iniziavo a fare i compiti per casa in quei pochi minuti che intercorrevano tra l’ordine della maestra a rivestirsi e il suono della campanella di fine lezione. Altro modo di fare. Risolvere prima i problemi più difficili. Difficilmente ci consentiva di trascurare gli impegni. Certo non era un raffreddore a farmi stare a casa da scuola. E questo lo faceva con l’esempio. Fin da piccolo mi ha responsabilizzato, l’ho scritto già in altri miei pensieri. La sua presenza non mi ha soffocato.
“Cosa piaceva più di tutta alla tua mamma?” Se dovessi rispondere a questa domanda a bruciapelo direi che non sono in grado di dire quali fossero i suoi desideri, aspettative, sogni, speranze. Dovrei dire che tutto il suo essere era puntato sulla famiglia, non tanto per dare di più, ma dare tutto quel poco che riusciva a mettere insieme per noi. Penso che in questo senso sia stata un’acrobata, una prestigiatrice nel risolvere i problemi familiari. Ha vissuto i suoi anni giovani e poi adulti in un tempo che ai poveri, e noi eravamo davvero poveri, non lasciava spazio a nient’altro che alla sopravvivenza. Anche quando, noi ormai adulti e autonomi, la situazione economica era diventata addirittura buona, non ha cambiato il suo comportamento, si è dedicata ancora alla famiglia, che si è ampliata con quella dello zio Vittorio, diventando una seconda mamma per Roberto e Carlo. Sono certo che non avrebbe potuto fare di più sul piano economico ma col suo esempio, con il suo fare, ci ha infuso una “grinta” che ci ha consentito di realizzare i nostri sogni. Grazie mamma.