A marzo si è decisa la chiusura dell’Italia perché il virus e ci aveva investito con tale violenza e repentinità da impedirci ogni alternativa. Non è ora importante sapere oggi se era impreparazione, la storia ce lo dirà. Ora a ottobre in piena seconda ondata ci troviamo con duemila postazioni di terapia intensiva in meno di quelle assicurate a giugno. A primavera, prevedendo la riapertura delle scuole in autunno, si pensò di potenziare i mezzi pubblici. Aneddoto: due giorni fa la società romana trasporti ha fatto il bando per potenziare il parco bus!
A compendio di questi due esempi minori in una seria trasmissione televisiva uno dei massimi esponenti scientifici sul Covid afferma che i provvedimenti restrittivi emanati sono in ritardo di due settimane e che con l’attuale vigore pandemico ogni altro provvedimento sarà in ritardo. Alla frase che contesta ogni provvedimento restrittivo “Le chiusure fanno sì che non si muore di Covid, ma di fame sì”: si oppone la considerazione molto più saggia che se la pandemia non è tenuta sotto la soglia del contagio, RT meno 1%, la morte per Covid è certa. Non credo siano possibili alternative.
Post Scriptum: non dobbiamo dare per scontato che gli italiani siano tutti brava gente. Bastano pochi incoscienti per vanificare ogni sforzo. Notizia dell’ultima ora: cento, 100, scienziati, tra i quali il presidente dell’Accademia dei Lincei, hanno inviato un messaggio al capo di stato Mattarella e al governo nel quale dichiarano “insufficienti le misure attuate per fermare il contagio”. Penso che dopo questo giudizio della scienza ogni scaricabarile sia inaccettabile.