Ho letto un lungo corsivo che mi ha commosso e indignato. Parla di loro. Chi? Uno di quei medici, infermieri, operatori sanitari, eufemismo per dire di quelli che fanno il lavoro più umile nelle corsie e perciò molto vicino ai pazienti sofferenti, che ascoltano le loro necessità più intime. Sono quelle persone, loro, che i primi di marzo sono stati fagocitati dalla bufera Covid. Diventarono eroi quasi per forza e hanno sostenuto il ruolo fino a giugno quando tutto sembrava finito. Tutti pensarono, governati e governanti, di averla scampata. Si dimenticarono degli eroi con i loro morti e sacrifici.
Niente si è fatto per loro, solo nei proclami a sfondo politico se ne fece un uso strumentale, per migliorare le loro condizioni da anni represse con i tagli al bilancio sanitario. Quel che è più grave e colpevole, poco o nulla si è fatto nell’estate delle cicale per migliorare l’ambiente sanitario, niente riconoscimenti economici frustrati da anni di economie miopi, non mantenute le promesse di adeguamento delle strutture sanitarie, non nuove assunzioni a ripristinare gli organici falcidiati da anni di imposti risparmi. Durante l’estate, tra una serata in discoteca e assembramento in spiaggia, si diceva che il virus era “depotenziato”, si è continuato a dibattere sull’uso del MES, tanto da arrivare sull’orlo di una crisi di governo. Il MES è un prestito europeo a tassi vicino allo zero senza condizionalità se non di essere utilizzato, 37 miliardi, nel settore sanitario.
Ora, al riesplodere del virus i nostri eroi per caso sono stati richiamati alle armi. Con quale spirito e fiducia imbracceranno siringhe e mascherina? Ad immolarsi per noi? Dovrebbero fidarsi della nostra corta memoria? Sostengono i nostri eroi che siamo nelle stesse condizioni di marzo, stessi soldati, stesse armi, stessi mezzi mutilati con in più l’amarezza di essere stati dimenticati nel momento, giugno, in cui la bufera era sopita!