diario dalla finestra di casa Nonno, parlami di te

1 ottobre 2020

1 Ottobre 2020

Ecco ciò che mi ha colpito della stampa oggi. – Lo scontro, becero, tra Trump e Biden. C’è in gioco la democrazia e speriamo di non rompere gli equilibri politici mondiali. – Salvini, i migranti, la nave Gregoretti. Alle contorsioni a cui è chiamato il potere giudiziario. – I 5 stelle in panne in pieno oceano con le vele flosce e senza acqua. – I recovery fund che stanno per essere avvolti dalle nebbie dei paesi europei del Nord. – Le mani nelle tasche di Bergoglio dei soliti noti. -Calcio si, calcio no! È proprio essenziale?- La democrazia indiana quanto mai elastica! Assolve i sobillatori Indù che portarono alla morte di 2 mila musulmani. Erano del partito oggi al potere! 
Ora mi chiedo: il Covid che fine ha fatto? Forse si aspetta che il latte bollendo si versi tutto in modo da non poter intervenire? Sono perplesso, dal mio balcone la scuola Petrarca funziona a scartamento ridotto!

Dal libro “Nonno, parlami di te” rispondo alle domande di pagina 121: “Che cosa è cambiato di più rispetto a quando eri giovane? Secondo te da che punto di vista la vita di oggi può essere considerata migliore o peggiore e perché?”.

1940 – 2018 cosa è cambiato? Era meglio o peggio? Alla domanda secca, univoca, sì o no rispondo: sì, oggi è meglio! È però una risposta poco convincente se non è valutata alla luce di certe condizioni. È migliorata secondo molti parametri. Esempio: l’allungamento della vita in pochi anni dopo secoli di stasi. L’umanità è cresciuta numericamente a 7 miliardi segno evidente di condizioni mutate positivamente, i nostri giovani sono più alti in statura. La scienza ha migliorato la vita: penicillina. Infiniti esempi disponibili. Questo conferma oggettivamente il mio sì. Ora faccio esempi negativi dei tempi andati: i vetri della mia camera da letto con i ghiaccioli fino alla metà dell’altezza. Oppure: un mattino nonna Emma, mia mamma, mi chiede di prendere un secchio d’acqua alla pompa che preleva l’acqua dal sottosuolo a una profondità di una decina di metri azionata a mano attraverso una leva. Non eravamo fortunati ad averla nell’orto questa pompa. Il cilindro della pompa era ghiacciato, ho dovuto accendere un falò di sterpi e paglia per sciogliere il ghiaccio formatosi all’interno del cilindro.

Guardiamo ora la cosa dal punto di vista di un giovane d’oggi. Forse ha sentito parlare delle negatività del passato ma le ha archiviate come storielle di vecchiardi nostalgici. Però quel giovane di memoria storica corta di fronte a un incidente alla caldaia della scuola che ha fatto abbassare la temperatura di qualche grado oltre a gridare governo ladro fa scattare immediatamente lo sciopero e l’occupazione delle aule. Lui, giovane d’oggi, non sa dei ghiaccioli sulle finestre. Per lui sono si fatti oggettivi ma diventano soggettivi nel contesto storico. Io penso sempre alla regina di Francia che a fronte della mancanza di pane per il popolo suggerì di dare brioche!

Sono andato fuori tema. Sono più sereno io che godo del presente perché posso confrontarlo, credibilmente, con la precarietà del passato? O il giovane d’oggi che rifiuta di confrontarsi con il passato e perciò soffre le ovvie difficoltà del presente. Ho ricordi meravigliosi della mia giovinezza pour conditi da molte ristrettezze. Ricordo agli attuali no vax un camioncino verde scuro senza finestrini, che mi ricorda molto Il carro dei monatti di manzoniana memoria, che venne a prendermi a casa perché ammalato di difterite, avrò avuto 4 anni, senza i genitori e non li ho più avvicinati per un mese perché ricoverato nel lazzaretto di via Palestro chiuso con inferriate. Come si può ben capire si complica definire il meglio o il peggio. Come fa il giovane odierno ad apprezzare quello che ha se non conosce il passato? Qui si evidenzia drammaticamente la smemoratezza della storia che invece dovrebbe insegnarci a non ripetere gli errori. E la scuola che fa in proposito? Oltre a non insegnare più la geografia?

Aneddoto: Napoleone e Hitler nella loro foga di conquistatori si sono dimenticati, o forse non avevano fatto i compiti a scuola, del generale INVERNO quando hanno intrapreso la conquista di Mosca e pagarono a caro prezzo la dimenticanza. Forse giovani e forti non hanno ascoltato la voce di qualche vecchio generale che magari sottovoce consigliava che non si possono mandare le truppe con gli scarponi con le solette di cartone come è avvenuto con l’Armir, l’Armata italiana, mandata a conquistare un posto al sole sulle steppe russe. Torniamo con i piedi per terra e parlo in prima persona: le cose che mi riguardano sono mia moglie e i figli. Forse anche i giovani d’oggi diranno lo stesso ma lo diranno in tempo utile? Ho cercato di dare cose materiali e non in quantità enorme rispetto a quello che ho avuto io. Prima tra tutte la cultura con lo studio non sempre gradito; hanno raccolto il testimone? Quanto? Si sono resi conto del patrimonio reso loro disponibile? Quale sarà il loro giudizio tra il loro prima che ho reso loro disponibile e il dopo quando sarà?

Usciamo dalle elucubrazioni mentali e provo a dire di alcuni cambiamenti inimmaginabile per la loro rapidità. Gli storici dicono che fu l’Illuminismo il periodo più fecondo di novità:- 1935 ricordo le mongolfiere con il cesto di vimini. I biplani che scoppiettavano in cielo a qualche centinaia di metri dal suolo. -1969 il giornalista Tito Stagno in TV commentava Amstrong sulla luna.- I viaggi: visitare luoghi in poche ore di volo che alle elementari il maestro ci faceva sognare sulla carta geografica. – Il comunicare: si hanno notizie in tempo reale da tutto il mondo, in audio e visive in ogni momento e personificate. Esempi di questi giorni: la Rita dall’Irlanda, la Betti da Lecce, la Paola della Croazia, la Emma da Venezia, la Federica da Cagliari, la Marta da New Orleans, Carlo da Malta  e ognuno parla, scrive, manda fotografie. O tranquillamente chiacchiera guardandosi in faccia. Questo oggi!

Le comunicazioni nel 1952: ero militare a Palermo, descrivo lo schema di una lettera: Ciao mamma saluta papà e gli altri, spero stiate bene, qui tanto caldo. Ciao. Poi mesi di silenzio. Non c’era la consuetudine al comunicare. È davvero impietoso il divario comunicativo con il ieri. Con tanta disponibilità di dialogo oggi dovremmo essere una società ideale per condivisione di idee e invece siamo in una nuova Babele. Perché? Considerazioni: se in così pochi anni sono avvenuti tanti fatti positivi perché la felicità o un maggior benessere non sono aumentati di pari passo? Forse la felicità non è misurabile con i parametri delle cose inanimate anche se non ne è completamente disgiunta. Oppure la risposta più probabile è che se confrontiamo, per paradosso, il soddisfacimento di oggi 19 agosto 2018 ore 18 con quello di oggi 19 agosto 2018 ore 10 avremo risposte estreme: A) se alle 18 è successo qualcosa di buono siamo contenti B) se alle 18 non è successo nulla di rilevante diciamo, il solito tran tran. C) se alle 18 è successo qualcosa di negativo diciamo, la vita è uno schifo.
Ecco perché il raggiungimento di un qualsiasi obiettivo, che arriva normalmente in tempi lunghi e per gradi, non soddisfa le nostre bramosie del tutto e subito. In questo modo si ha la percezione che le cose buone ci spettano di diritto mentre quelle meno buone ci vengono propinate, imposte, da oscuri poteri forti. Purtroppo dimentichiamo che esistono anche i doveri a controbilanciare i diritti. A questo proposito mi piace ricordare il mio scritto Argini e fossi, del primo libro pagina 52, che esprime appieno il concetto di responsabilità nella comunità. Argini e fossi

Su questi presupposti si può godere ” il momento fuggente “.

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