diario dalla finestra di casa Nonno, parlami di te

28 settembre 2020

28 Settembre 2020

Due premi Nobel per l’economia, marito e moglie, francesi, nel 2019 si sono posti una domanda provocatoria: come salvare il Natale dal Covid? Propongono un lockdown totale a dicembre in modo da costringere tutti a non ripetere il “liberi tutti” dei mesi scorsi. È un modo per ripeterci il solito mantra: tenere lontani gli uni dagli altri, rispettare le regole e fare solo cose essenziali, c’è la vita in gioco. La gita fuori porta può aspettare.

Dal libro “Nonno raccontami di te” a pagina 110-111 e 130 rispondo nell’ordine alle domande: “Cosa ti ha fatto soffrire di più? Quando hai provato la gioia più grande della tua vita?” NB: C’è una ragione per cui ho risposto invertendo le domande.

“Quando hai provato la gioia più grande della tua vita?” Ho voluto per prima rispondere alla seconda domanda per facilitare la comprensione di quanto dirò nella prima. Si assaporano meglio e di più le cose positive se si ha conoscenza di quelle negative. Questo presupposto è confermato da quanto scritto rispondendo alla seconda domanda alla frase: “avevo dato loro, ai miei figli, quello che non avevo avuto da fanciullo…”. I miei figli non potevano apprezzare di aver avuto le cose che io non avevo avuto, non ne avevano sperimentato la mancanza. Volendo fare dell’ironia è il classico caso senza soluzione del gatto che insegue la propria coda. Pertanto eviterò di fare contrapposizioni e dirò solo delle cose belle che ho vissuto.

All’apice di una sequenza di cose belle metto la nascita della Betti, la prima dei 4 eventi apicali. La nascita della Betti è stato l’epilogo di un percorso di fatti positivi. Avevo un lavoro che mi dava soddisfazione e perciò la possibilità economica di realizzare il sogno di ogni giovane di quegli anni: formarsi una famiglia. Avevo realizzato il sogno dello studio, mi ero diplomato nonostante le difficoltà. Avevo incontrato e amato la nonna che condivideva il sogno della famiglia. Perciò la nascita della Betti ne è stata la realizzazione. La nascita poi di Marco, Paola, Rita fu il ripetersi del sogno. Vederli poi crescere nel modo che a noi genitori sembrava migliore ci riempiva di orgoglio. La buona situazione economica aiutò molto.

Questo idillio si mantenne fino all’entrata alle scuole superiori che porta la risposta alla seconda domanda. Furono giorni felici, senza ombre che minassero la nostra serenità. Anche le malattie dei figli rientravano nel contesto di gioia. A fare le ferie, viaggiare insieme, fare sport insieme erano tasselli della felicità. Molti anni dopo ho goduto per il compiersi di un miraggio: viaggi! 

“Che cosa invece ti ha fatto soffrire?” È questo un argomento che affiora nei miei scritti con una certa frequenza, segno evidente che la mia vita non è stata una passeggiata tra i viali ben curati dei giardini pubblici, bensì un percorso tortuoso con ostacoli faticosi da superare e a volte non superati. Alcuni di questi portarono a sofferenze che hanno lasciato cicatrici, dolori che non si possono dimenticare o nascondere. Vanno coscientemente accettati, fanno parte del vivere. Alle sofferenze fisiche alle quali ci opponiamo con un corretto tenore di vita alimentare, nel rispetto del nostro corpo e un’adeguata fiducia nella scienza medica che comunque non ci garantiscono in assoluto, però abbiamo fatto del nostro meglio.

Invece quello che offende l’intelligenza sono i dolori dati dal comportamento degli umani in particolare con i nostri cari tanto più ci sono vicini. Ci si giustifica dicendo: è il mio carattere! Sono fatto così! Sono stato educato così! Dimentichiamo però che abbiamo una volontà, la coscienza che è dentro di noi ci dice sempre solo la verità che preferiamo non ascoltare procurando e procurandoci sofferenze. Sono queste che hanno lasciato cicatrici profonde e non alienabili. Già sinaltri scritti ho detto di queste cose, proverò a dirne qualcuna. L’adolescenza dei miei figli mi ha trovato impreparato. Pensavo di riproporre il mio mondo di bambino, fanciullo e adolescente dando loro in più quello che io non ho avuto: benessere generale, possibilità di conoscere, scuola, viaggi, giochi. Non ho capito invece quello che avevano dal loro punto di vista, era ovvio. Avevo voglia io a dire che solo 15 anni prima quasi nessuno, anzi pochissimi, erano agiati. Fare memoria di questo non serviva a nulla, loro volevano altro. Proprio in quel tempo sorsero i Moloch: droga, violenza politica e sociale, e volere tutto e subito misconoscendo ogni dovere. Queste nuove esigenze sconvolsero la società partendo dalla famiglia, scardinando valori millenari. E poi la scuola, il mondo del lavoro e della politica. Gli anni 1968-2000 furono dolorosi, ancora oggi stiamo pagando un caro prezzo per quel periodo.

Troverai traccia su questo libro di memorie ma molto di più nel “Mi sono sbottonato”, con esperienze vissute in prima persona. In questo contesto molti furono i fatti che mi hanno segnato; molti di questi successivamente sono rientrati, ma quando sono avvenuti non ne conoscevo gli esiti. Ho molto sofferto e ancora oggi mi rattrista non aver saputo fare di più. Altro punto di frattura fu il mondo del lavoro, prevaricato dall’ideologia che mi ha costretto a cambiare lavoro e città. Questo in aggiunta alle difficoltà con i figli ha sconvolto i rapporti con la nonna Franca. È evidente che non eravamo abbastanza forti per sostenere la bufera, tanto da indurci alla separazione, quindi al disfacimento della famiglia. Sembravamo polli nel cui pollaio fosse entrata la volpe. Allo sbando. Furono giorni dolorosi. Le ferite di quel tempo si sono cicatrizzate ma si fanno sentire! A ricordarmi di aver saggezza e valutare ogni azione nelle sue possibili conseguenze. Questo comportamento si chiama “l’esperienza dei vecchi”. 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *