Oggi faccio una pausa dall’attualità. Ho trovato una riflessione su un tema che ogni famiglia vive nel suo perc orso nel tempo. Dal libro “Nonno raccontami di te” la domanda è: “qual è stata invece la cosa che hai trovato più difficile?”.
Le cose difficili sono quelle che una volta fatte non possono essere cambiate, molte sono le cose univoche che non consentono appello. Questo insegna che è necessario essere sempre attenti a quello che fai e a farlo al meglio. Può essere che non basti il massimo impegno a superare gli ostacoli, anche questo è un insegnamento. È nell’ordine naturale delle cose che non ci siano solo vittorie. Ciò che è fondamentale è che tu metta nell’agone tutti i tuoi talenti. Un talento importante è quello di saper ascoltare e cercare le esperienze di altri riconoscendo che l’età dell’adolescenza è quella più bisognosa di imparare.
Detto questo cerco di descrivere il periodo più difficile della mia vita: 1972-1980, la pubertà dei miei figli, la nonna Rita, le zie Betti, Paola e Marco avevano tra i 9 e i 20 anni. Ogni scelta fatta da noi genitori, condivisa o meno dai nostri figli, era univoca, non c’erano consentiti ripensamenti. Solo il trascorrere del tempo permetteva di capire se la scelta era giusta, quando era troppo tardi per cambiarla. Noi genitori cercavamo aiuto, suggerimenti e consigli da amici, professori, maestri, parenti, educatori, ai quali sottoponevamo i nostri dubbi. Non era comunque sufficiente a darci tranquillità. L’ulteriore difficoltà derivava anche dal dubbio che le scelte non fossero valide per tutti ma dovesse essere diversificate, personalizzate.
In questo periodo, oltre alle difficoltà nell’ambito familiare, si innestò la rivoluzione del 68 prima, e successivamente i contrasti sociali nel mondo del lavoro che mi costrinsero per qualche anno ad emigrare in Lombardia, lontano dalla famiglia. Da questa situazione sono, siamo – tutta la famiglia – usciti un tantino con le ossa rotte. Ci sono voluti 20 anni per rimettere un po’ in ordine le cose. Direi che le cose si sono riaggiustate meglio di quanto avessimo sperato, considerati i momenti difficili vissuti.
Sto leggendo l’autobiografia di uno di quegli adolescenti, che mi fa rivivere con la stessa intensità e con più consapevolezza gli incubi di quei tempo: la droga, la sregolatezza, la pretesa del tutto e subito, tutte cose in antitesi con ciò che avevo vissuto fino ad allora, quando tutto era conquistato con fatica. I valori etico-sociali che reggevano la convivenza erano messi in discussione. Noi adulti tutti concentrati alla realizzazione del boom economico siamo stati sopraffatti perché impreparati al cambiamento. A completare il quadro generale di incertezza si sovrappose la caduta della rivoluzione che cambiò il ‘900: il comunismo e il sorgere di nuovi modelli sociali, Cina e India. Sembrava di vivere in un frullatore.