Ho raccolto da “Minuterie letterarie” ancora 5 scritti relativi all’Armenia, al suo mondo poetico. “Prato della Valle” di Vittoria Aganor. Sto leggendo ancora sugli Armeni di cui ho già scritto poc’anzi su questo libretto e altrove. Ho trovato di una poetessa armena, figlia di trasfughi, vissuta a Padova nella seconda metà dell’Ottocento, che dovendosi trasferire, com’è nell’ordine delle cose per gli Armeni, ricorda con nostalgia al Prato della Valle, che vedeva dalla finestra di casa con questo sonetto:
Vecchia casa lontana aperta su quel Prato che il fiumicel chiudea come un monile, tremulo, rispecchiante statue brune dal muscoso plinto, e di là dal recinto, di pennuti candor reggia felice, le folte, antiche, piante, verdi asili romiti, per me sognatrice, Dispensieri di fascino e di inviti, vecchia casa non sai, fra le tue mura, quanto albergasti fulgor di primavere.
Paruir Sevak – poeta armeno 1924-1971
“Io non cerco” Io non cerco. Cerca colui, che vuol trovare qualcosa. Invece io… non so come trovare il modo per far vedere quello che ho.
“Orbo” Guardo con un occhio solo (il secondo è di vetro) e con questo solo occhio, vedo molto. Però, con il secondo di più, perché con l’occhio sano io vedo con quello cieco … sogno …
“Io non mi affretto” Io non mi affretto. Si affretta chi ritarda. Io non ritardo, ma se soffro, è sempre per persone, che sono in ritardo, ma che si trovano sempre in prima fila.
“Leggo” Io leggo e … capisco … a poco a poco anche se ogni tanto io mi metto al posto dell’eroe, ma spesso, però, devio dalla sua strada. Lui è coraggioso, invece io sono prudente, lui sta agendo, io sto pensando, lui può essere la vittima e morire senza paura, invece io, posso … capire, ma non prendere la sua strada. Forse è più facile scrivere libri, che leggere.