Ieri non ho voluto fare commenti sulla pandemia nonostante ci fossero i presupposti di quanto oggi dirò. Tutti i parametri indicatori utilizzati nei mesi scorsi sono leggermente in aumento, nonostante siano in atto le indicazioni comportamentali che l’esperienza ci ha indicato.
Ho letto, oggi, di un famoso DJ, guru delle discoteche, dire: fa paura vedere giovani ammassati, sapendo che a casa hanno genitori e nonni a rischio, sono però combattuto sul dare un parere, e dice ancora, ma alla fine penso che sia meglio vivere che sopravvivere.
Ho provato a tradurre questo folle pensiero: “è meglio ballare, tanto io giovane me la cavo con un po’ di febbre, sono fisicamente forte! Se poi la sfortuna vuole che il nonno si contagi e muoia, lui è debole, mi dispiace, ma bisogna vivere e non sopravvivere”. Cioè ballare piuttosto che una escursione in montagna. Ritengo che se siamo a questo livello di incoscienza il degrado morale è irreversibile. Subentra la legge della giungla.
In questo frangente è forte la responsabilità dei politici che hanno consentito di riaprire attività nelle quali è oggettivamente impossibile evitare il contagio.
Ma la difesa della “poltrona” può tutto.