Quanto dirò qui di seguito è tratto dalla descrizione di un memorabile viaggio di un gruppo di ragazzi.
- Il tempo, agosto 1950
- Il luogo, un lungo rettifilo tra Cortona e il Trasimeno
- I protagonisti, una ventina di scout tra i 17 e i 20 anni
- La meta, Roma passando per Assisi
- Lo scopo, l’anno Santo
Camminavamo sul ciglio di una polverosa strada tra Cortona e il Lago Trasimeno. Procedevamo in fila indiana. Il sole picchiava, anzi bruciava dall’alto e dal basso per il riverbero del ghiaino. Si sudava, la divisa scout di quei tempi non era certo di lino leggero, bensì di ruvida tela e il cappellaccio a larghe tese era di spesso panno. Lo zaino, residuo militare dell’esercito, così come gli scarponi, era pesante e non certo traspirante. Grazie agli scarponi alcuni ragazzi dovettero proseguire in treno per le vesciche! Vista da lontano la fila era tutt’altro che dritta, bensì dondolante, spaiata, disarticolata a causa della fatica, il caldo, il mal di piedi. L’ho potuto osservare perché per un po’ ho perso il contatto e quindi per il tempo, piuttosto lungo per il rientro, l’ho osservata.
Quel giorno c’era aria di ammutinamento anche per un fatterello singolare. Si era fermato un camion di ghiaia vuoto, il camionista ci ha chiesto se volessimo salire. Abbiamo risposto che noi volevamo andare a piedi! Faccio fatica a descrivere la faccia sorpresa dell’uomo. Eravamo sotto mezzogiorno e alla sete si era aggiunta la fame. L’armonia del gruppo era davvero precaria.
E qui la svolta: la regione che attraversavamo era intrisa di francescanesimo per cui frequenti erano i riferimenti a San Francesco e ai francescani. Ed ecco l’invenzione dello spirito scout, l’allegra invenzione di uno di noi: ogni volta che qualcuno avesse pronunciato un qualsiasi riferimento al francescanesimo, tutti avremmo dovuto togliere il cappello e quindi rimetterlo. Da quel momento tutto cambiò, non certo la fatica, i disagi, ma l’umore: l’allegria sostituì il malumore.
Toni Schiavon, “Mi sono sbottonato!” Libro secondo, nr. 168