Poteva essere il 1983. Avevamo il camper da poco tempo, volevamo capire quanto sarebbe stato emozionante. Con Franca decidemmo per il Gargano, posti meravigliosi. Entriamo nella penisola garganica da nord tra terra e laguna e poi lungo il litorale. Viaggio in camper sul Gargano
A Peschici, fra le bianche case affiancate ad una strada molto ripida, sulla soglia di una casa, nell’ombra, una vecchina tutta vestita di nero seduta su un basso sgabello con un coltellino sbucciava spigoli di aglio e se li mangiava, così come si fa per passatempo con i popcorn. Mi collego a questo antico rimedio alla pressione sanguigna alta per dire che da giorni mi sentivo strano e mi convinsi a consultare un medico di cui casualmente avevo intravisto l’ambulatorio pochi passi prima. Mi trovò la pressione altissima. Non ricordo come andò la vicenda. Purtroppo era un periodo di scontri con Franca. Visitammo la foresta umbra, Pugnochiuso, Vieste. Ricordo di aver scaricato la latrina del camper su un viottolo tra i campi. Non sapevo dove andare. Fra quei campi ci siamo fermati in una taverna/osteria che ci concesse di parcheggiare per la notte nei pressi. Prendevamo il pesce cotto all’osteria e mangiavamo in camper. Mentre Franca faceva la siesta andavo, sotto un sole implacabile, a raccogliere mandorle.
Una sera senza luna, buio pesto tanto da inciampare di continuo sul sentiero sconnesso tra campi adiacenti alla taverna, camminavamo. C’era un cielo punteggiato di tante stelle ognuna che spingeva l’altra per farsi vedere. Era un’unica Via Lattea. Avevamo questa visione perché vedevamo solo una porzione di cielo tra le chiome degli alberi quindi vedevamo solo quella allo zenit. Stellate di quella densità le ricordo, poche, in alta montagna. Ne ricordo invece di simili in Etiopia sull’altipiano del Tigrai, là dove il cielo lo si tocca con le mani. Sembrava il cielo un blocco di cristallo nero che avesse fuso in sé uno sciame di lucciole palpitanti la cui struttura cristallina ne rifletteva le luci in mille direzioni creando un infinito sfavillio, una miriade di eco di luci.
Andavamo a zonzo per la penisola garganica. Sono sicuro di essere stato a San Giovanni Rotondo ma non ho fissato nessun ricordo del luogo. L’impressione dominante è il territorio, la foresta umbra rigogliosa di essenze mediterranee, le coltivazioni di ulivi e mandorle, viti e girasoli. Poca memoria delle persone. A Mattinata un folto gruppo di ragazzini ci seguiva per la mancia, gliela promisi purché mi custodissero il camper. Quando tornammo ne era rimasto uno solo e fu ben contento della mancia. Il trasferimento da e per il Gargano e Padova fu una pena. Non ero abituato alla guida del grosso furgone, forse anche per questo la pressione era alta. L’esperienza non è stata soddisfacente. Non eravamo tagliati per questo modo di viaggiare.
Toni Schiavon, “Mi sono sbottonato!” Libro secondo, nr. 129