L’ultimo giorno del mese è solo un simbolo, che mi invita a fare il punto del del fenomeno Coronavirus. Nato, si dice, a dicembre del 2019, è rimasto prima sottotraccia e poi fino a tutto gennaio nella lontana Cina al di là degli Urali e della barriera caucasica, troppo lontano per darci pensiero. In febbraio l’occidente guardava con qualche apprensione all’evoluzione dell’epidemia di Wuhan, non era ancora pandemia. Ma sempre troppo lontana per impensierirci. Non poteva riguardarci. Noi, eravamo igienicamente puliti, non eravamo in contatto con pipistrelli, non mangiavamo cani, rospi, serpenti e altre amenità culinarie di quelle lontane popolazioni.
I primi segni dell’epidemia di Sars Cov19
Quando ho scoperto la cosa? A fine febbraio la nonna è ricoverata in ospedale in condizioni gravi. Ai primi di marzo nel reparto di degenza avvertiamo il nervosismo della struttura, le prime limitazioni a seguire la paziente. Stava arrivando la bufera. Portammo a casa la nonna e da quel momento fu il caos in casa nostra in concomitanza con tutto il sistema sanitario. Cominciarono i decessi, l’Italia fu capofila, dopo la Cina, ad affrontare il contagio, diventata pandemia e come tale dovette inventare le modalità per affrontare lo sconosciuto mostro virale. Le informazioni cinesi scarse e poco affidabili e in ritardo per il riserbo tutt’altro che aperto del regime verso il mondo. Con il diffondersi del morbo il mondo scientifico si è reso conto della gravità della cosa trascinando la politica sulla via della consapevolezza. A parte alcuni personaggi politici di spicco, dei quali non si tiene conto neanche ai fini statistici tanto sono irrazionali. Ne cito alcuni: in Italia Salvini che plaudiva a “tutti liberi”, a Boris in Gran Bretagna che puntava sulla protezione di gregge prevedendo un congruo numero di vittime per raggiungerla. È di questi giorni l’ammissione di essersi sbagliato. Tanto i morti restano nella sua coscienza. Lui contagiato n’è uscito guarito. O la sua incoscienza. A Trump che oltre a non prevedere presidi sanitari ha suggerito di fare lavacri di Amuchina ai contagiati. Passiamo a Bolsonaro che ha cavalcato la pandemia, letteralmente a cavallo, da macho, senza mascherina per dimostrare che lui nulla temeva, ovviamente rimanendo contagiato, rimanendo il Brasile uno dei paesi tra i più colpiti. Ho citato i personaggi più eclatanti in senso negativo.
La diffusione nel mondo
Ci sono poi i paesi che per le loro peculiarità sono pericolosi per la conformazione sociale. L’India, con altri paesi del terzo mondo sta pagando un prezzo doloroso. Sono situazione pandemiche che mi ricordano la spagnola di un secolo fa, del vaiolo e della peste del Medioevo. Un pensiero a questo proposito, sono proprio queste ultime a pesare come una nube oscura sul resto del mondo per la loro grandezza numerica. Infatti il fenomeno del contagio è insito nell’uomo, vedi le migrazioni. Negli animali l’afta epizootica, nel regno animale vedi la fillossera delle viti risolta con il vaccino “solfato di rame”! A
neddoto: nel 1944 ero in campagna dai nonni, sfollato di guerra. In una stalla di contadini, povera gente, si ammalarono due delle quattro mucche di afta epizootica. Il servizio veterinario arrivò sul posto, uccise i quattro animali, li smembrarono e seppellirono sul posto, disinfettarono ovunque e fecero svuotare il letamaio interrando il letame. Bell’esempio di distanziamento! La famiglia ebbe la solidarietà del paese. Mi pare la metafora di oggi!
Liberi tutti?
Torniamo al tema: a che punto siamo? Come era facilmente prevedibile dopo il periodo di picco con un migliaio di vittime al giorno dei primi di maggio sono cominciati gli allentamenti alle restrizioni. Purtroppo molti, i giovani soprattutto, hanno tradotto la cosa in un “liberi tutti”, aiutati anche dalle diatribe tra gli scienziati e le contrapposizioni di politici per ragioni di difesa delle poltrone. Ora, a fine luglio, dopo due mesi di esperienza di libertà, stanno sorgendo ovunque nuovi focolai: Germania, Spagna, Gran Bretagna, Italia, Francia, e nei paesi dell’est Europa. Certo mi è facile dire “io l’avevo previsto”, rimane però drammatico decidere, per i governanti, provvedimenti sanitari, visto che sono presi allo spasimo a utilizzare le ingenti risorse messe a disposizione dell’Europa. Non so cosa dire! Se fossi costretto a dire qualcosa opterei per l’utilizzo dei 36 miliardi del Mes nella sanità che si possono utilizzare subito in modo da poter dire “ho fatto del mio meglio”.
Nota da non dire a nessuno: io metterei al muro chi si oppone a questa idea. Democraticamente.