In una scatola di cartone in un angolo della cantina ho trovato dei cimeli del tempo scout. In una scatola per biscotti una manciata di grosse stelle alpine e seccate in bell’ordine. Le ho raccolte sul Monte Grappa, la montagna sacra per il sacrificio di migliaia di soldati nella prima guerra mondiale ’15 -’18. Saranno stati gli anni tra il 1946 e il 1950. Allora le stelle alpine crescevano sui prati a dovizia ed erano bruciate dalle mucche al pascolo, così come i gigli martagoni e le negritelle. Molti anni dopo furono dichiarate specie protette dall’assalto del turismo di massa.
Sempre nello stesso scatolone schegge di bombe, cartucciere, cucchiaini, scatolame, reperti trovati nelle trincee della guerra ‘15-‘18 che fra quelle balze e forre fu dura per le condizioni climatiche estreme. Per molti anni durante le mille escursioni sui luoghi di guerra, appunto il Monte Grappa, il Pasubio, l’altipiano di Asiago, il Col di Lana, le centinaia di caverne del Paterno, le Tofane e molti altri luoghi che fagocitarono “la meio zoventù che va soto tera”, recita così una triste canzone degli alpini. Dicevo che in quelle escursioni ogni reperto di quella tragedia era un tacito impegno degli escursionisti raccoglierli e portarli in luoghi predisposti, dei piccoli capanni. A volte non si trovava il punto di raccolta, pertanto bisognava portarseli a casa.
Una volta, all’uscita di una piccola lingua di ghiacciaio in disgelo, ho trovato uno scarpone con dentro i resti di una “pessa da piè”. Ho evocato in quel soldato morto fra la neve la cui salma sarà stata recuperata e portata in quegli immensi ossari: Redipuglia, Montegrappa, Asiago, Monte Pasubio e altri piccoli sacrari sparsi tra le montagne, la cui presenza non è stata di monito al ripetersi con la seconda guerra mondiale.
Nello stesso scatolone stava anche, solitaria, una pallottola da 9 mm di 44, inesplosa, della quale non ricordo la provenienza e che non so che fine abbia fatto. Ho memoria di averla sempre vista sul fondo di qualche scatola. Ipotizzo di averla trovata in una di quelle escursioni dove bossoli inesplosi di fucile e mitragliatrici erano frequenti. Però è improbabile perché non è corrosa. In una escursione nelle vicinanze delle Tre Cime di Lavaredo, sul fondo di un canalone, nel 1948, abbiamo trovato un cannone e più in là il suo carro per trasporto, ovviamente a pezzi. Una curiosità: per molti anni dall’Altipiano di Asiago la ferrovia a scartamento ridotto ha portato a valle residuati di guerra ed esplosivi per bonificare i luoghi delle battaglie.
Toni Schiavon, “Mi sono sbottonato!” Libro secondo, nr. 181