Sfogliando documenti, note, relazioni archiviate nel corso degli anni ho trovato uno scritto del 1972 piuttosto singolare, di cui avevo perso la memoria. Per il settantacinquesimo anniversario della Zedapa, di cui ero dipendente dal 1946, il titolare della spa, Emanuele Romanin Jacur, in veste di direttore generale, scrisse ed espose nella bacheca aziendale la risposta a una dichiarazione contenuta in una pubblicazione, “L’Alternativa”, di un gruppo organizzato di operai comunisti.
Prima di affiggerlo, la direzione ritenne di farmelo leggere in quanto conteneva il mio nome. Eravamo ai tempi di quella azione sindacale, atta a colpire il capitalismo, sostenuta dalla sinistra impersonata dal Partito Comunista e dalla sua emanazione: il sindacato CGIL.
Era il tempo in cui a me sembrava possibile contrastare l’ondata disfattista sindacale, tutta protesa a realizzare l’egemonia del proletariato, di triste esperienza in Unione Sovietica, contrapponendovi innovazione tecnologica e organizzativa. In questa direzione si muoveva l’azienda, con azioni a cui anch’io contribuivo con la mia esperienza e a cui credevo fermamente. Purtroppo non avevo ancora capito che il gran gioco intrapreso dalla politica doveva sottostare alle forze della contestazione a cui interessava solo la conquista del potere e andava al di là delle ovvie logiche di convenienza economica, sia delle aziende che dei lavoratori stessi che ne pagarono il prezzo più alto, la perdita del posto di lavoro avvenuto qualche anno dopo.
Trascrivo qui di seguito il testo del comunicato-risposta aziendale, nonché la foto del mio vecchio manoscritto ricopiato allora frettolosamente.
Il direttore generale ringrazia i lavoratori comunisti della Zedapa che nella loro pubblicazione odierna, “L’Alternativa”, hanno voluto descrivere con ricchezza di dettagli i progressi tecnici produttivi compiuti dell’azienda, ma è costretto a ricordare loro quanto segue:
1. La legge, il contratto di lavoro e il regolamento interno dell’azienda non consentono ai dipendenti di portare a conoscenza del pubblico informazioni di carattere riservato delle quali vengono a conoscenza nello svolgimento dei loro compiti.
2. Nell’elogio al direttore generale, al tecnico americano, al signor Schiavon Antonio, dovrebbero essere accomunati i dirigenti, gli impiegati e la massima parte degli operai, essendo evidente che tre sole persone non avrebbero potuto raggiungere risultati così vistosi come quelli elencati, con un certo ottimismo, dai lavoratori comunisti.
3 . Il fatto che la Zedapa compia il settantacinquesimo dalla fondazione può rappresentare irritazione solo per coloro che in poco, pochissimo tempo, vorrebbero demolire le aziende per fini politici.
Toni Schiavon, “Mi sono sbottonato!” Libro secondo, nr. 139