Libro II Mi Sono Sbottonato!

I battil’oro

10 Giugno 2020

Sono in viaggio in India. Questo racconto ce l’ho solo in memoria, non ricordo né il tempo né il luogo. Potrebbe essere India del Sud, in quanto i ragazzi che lavoravano l’oro erano nmolto scuri di pelle. Non ho la sensazione di quale stagione, se città, o paese delle immense campagne. Vedo una stretta via affollatissima, biciclette con carichi di volume impressionanti, tuc-tuc strombettanti, pedoni senza meta, donne dai sari variopinti, bimbi nudi e scalzi che scorrazzano ovunque. Cani randagi con andatura lenta, dall’aria triste, scheletrici e sporcizia dilagante. Ai lati della strada negozi di cose le più diverse: cibarie, dolci, uova, pollame, carne, sotto nugoli di mosche, frutta variopinta-verdura, ferramenta, plastica, materiali edili con i lunghi pali di bambù onnipresenti, mercerie eccetera. Tutti espongono le proprie mercanzie sul marciapiede o addirittura sulla strada provocando ingorghi, è un concerto infernale di clacson e grida, scavalcamenti degli uni sugli altri.

Camminavamo incantati a incamerare ogni immagine di tanta varia umanità. Era un continuo spintonarsi per procedere. Ad un certo punto sento un ritmato martellamento sordo, cupo, quasi venisse da lontano. Ci avviciniamo. In una stanzetta che dava direttamente sulla strada, forse 4 per 2 metri, un grosso tavolo che quasi la riempie, sopra il quale due coppie di giovani seduti sui talloni, una posizione quasi acrobatica, appunto in coppia martellavano alternativamente un colpo l’uno, un colpo l’altro, senza intralciarsi, a un ritmo incredibilmente veloce, sopra un grumo di pezzi di pelle, da cui i colpi ovattati. Non capivo il fine di tale attività. Abbassando lo sguardo ho visto un uomo ben vestito, forse il padrone, che seduto su un panchetto ad un microtavolino sul quale era appoggiata una altrettanto microvetrinetta (30 x 30 x 20), era intento a suddividere uno di quei grumi di pelle dal quale traeva ad ogni strato una fogliolina d’oro sottilissima e lo metteva tra due pezzetti di giornale facendone pacchettini che depositava nella vetrinetta. Per me era una lavorazione sconosciuta e davvero inimmaginabile. Ne ho comprato un pacchettino per pochi dollari.

Successivamente ho individuato il mercato primario di questo prodotto, i luoghi sacri, le statue delle divinità. I fedeli indù tolgono la fogliolina d’oro dai foglietti di giornale e l’appiccicano sulla statua e ovunque sussista sacralità. Ho fatto fotografie di alcuni ruderi di muri di mattoni letteralmente ricoperti d’oro, non in un tempio chiuso ma in un cortile allo scoperto.

La cosa che mi ha colpito era la coppia di giovani appollaiati come fossero su un trespolo che battevano con sincronismo perfetto sul grumo di pelli tra le quali c’erano le lamine d’oro che così si assottigliano a spessore millesimale. Uno dei due giovani, oltre che a martellare, aveva il compito, con l’altra mano, di cambiare posizione al grumo di pelle in modo che l’operazione risultasse omogenea.

Questo episodio mi ha convinto che nulla mi potrà sorprendere in questo paese: incredibile India.

Toni Schiavon, “Mi sono sbottonato!” Libro secondo, nr. 144

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