Era una giornata molto calda. Ero come al solito alla ricerca della regola che sveli qualcuno dei misteri sulla teoria per la costruzione degli stampi per la produzione di minuterie metalliche imbutite, cioè la trasformazione di un lamierino poligonale in un oggetto tubolare.
Ero in pantaloncini e a torso nudo. Improvvisamente una voce lontana, d’oltretomba, chiama: Toniiii, Toniiiii. Mi alzo perplesso e corro verso il soggiorno. Incrocio la porta del bagno e risento la voce lontana!
Entro e vedo la vasca da bagno coperta da una sessantina di centimetri di schiuma densa che sussultava come fosse viva e respirasse. Da un foro di 10 cm di diametro usciva la voce di Franca attutita dallo spessore della schiuma e nel contempo intrisa di risate, ecco perché la schiuma ballonzolava, era la pancia che ridendo sussultava. La schiuma già cominciava a colare, squagliandosi, dal bordo della vasca. Preso alla sprovvista ho cominciato, con le mani a scodella, a travasare schiuma nel lavandino, ma mi accorsi di imitare i bimbetti di Sant’Agostino che volevano svuotare il mare con un cucchiaio. Volevo cambiare metodo: – primo: fermare la produzione di schiuma spegnendo l’idromassaggio. Il quadro di comando era immerso nella schiuma. Non avevo gli occhiali perciò anche se liberavo il comando non l’avrei visto. La Franca era impotente in preda alla crisi di ilarità. Presi una bacinella e travasai schiuma nel lavandino, bidet, water, ma risultò insufficiente. Portai le bacinelle in doccia nell’altro bagno. Dopo alcuni viaggi il livello della schiuma nella doccia era tale da colare fuori, chiusi la porta e versai le bacinelle di schiuma dal cielo della stessa. Durante il tragitto tra i due bagni, della schiuma cadeva sul pavimento del corridoio bagnandolo. Nella foga sono scivolato sull’acqua saponata all’indietro con il rischio di battere il capo sul marmo, con un guizzo gattesco durante la caduta sono riuscito a girarmi sul fianco cadendo sulla spalla e sul lato destro del bacino. Una grande paura. Ero a terra, frastornato e vedevo che l’acqua sul pavimento stava raggiungendo la libreria. I libri del ripiano più basso appoggiavano su una sottile tavoletta. Di corsa a recuperare asciugamani e lenzuola usati per fermare la marea montante. Nel frattempo mi venne l’idea di togliere la corrente elettrica a tutta la casa per interrompere la produzione di schiuma. Lei è sempre in vasca e ride. Io sposto 5 metri di libri dell’ultimo ripiano. Mi tolgo i pantaloncini fradici e scopro un ematoma blu scuro sul fianco destro di una ventina di centimetri di diametro, mi durerà 2 mesi.
Finalmente tiro fuori Lei dalla vasca. Pulisco la doccia dalla schiuma travasata in modo che possa lavarsi. Io comincio il ripristino dell’ordine dopo la bufera, lavare la vasca, asciugare il corridoio previo asporto del piano libreria, fare la lavatrice di quanto utilizzato per raccogliere l’acqua, lavarmi, vestirmi. A questo punto apertura delle indagini sulle cause del fenomeno schiuma. Lei mi dice: ti mostro quanto ne ho messo. Mi mostra una incredibile bottiglietta alta 25cm con una base quadrata di due per due centimetri fatta a tortiglione come le colonne dell’altare maggiore di San Pietro a Roma. Chiedo: Quant’è la dose? Lei dice non so, ma ne ho messo poco, non vedi quant’è sottile questa bottiglia, ne è venuto fuori pochissimo. Lei ne aveva messo 10 cm della bottiglia. Io cerco di leggere le istruzioni: sono scritte su una striscia di carta larga 1 cm e lunga 20. Le parole erano spezzettate a tre quattro sillabe per riga, difficile da leggere. Finalmente riesco a sapere la dose: un coperchietto. Lei ne aveva messi almeno 20!
Sono trascorsi 4 anni. Un giorno, Lei mi dice voglio fare l’idromassaggio. Tento di oppormi senza esito. Riempe la vasca e si immerge. Verso un coperchietto di sapone. Lei prende la bottiglia e ne versa un tantino-tanto. Tempo di un battito d’ali e la schiuma trasborda. Questa volta sono preparato con la bacinella, non solo, ma scopro che battendo la schiuma con le mani si dissolve. In questo modo e con qualche bacinella nel lavandino riesco a tenere sotto controllo la situazione. Se non che il diavolo ci ha messo lo zampetto. Lei ha spostato la manopola/doccia sul bordo della vasca pertanto parte dell’acqua colava sul muro e silenziosa ha preso la via del corridoio e della libreria fregandomi.
Non descrivo il seguito, già lo conosciamo!
Toni Schiavon, “Mi sono sbottonato!”, Libro I, numero 81