Ancora una voce dell’ Oriente: Siria ottobre 2000.
È l’alba del primo giorno a Damasco. Dai molti minareti giungono, sovrapposte, le voci dei muezzin, alcune lontane, solo un mormorio, altre vicine e stentoree:
Adhan! l’appello alla preghiera
Allahu Akbar, Dio è Massimo!
Ashadu an là ilàha illà Allàh, attesto che non vi è altro Dio che Dio!
Wa ashadu anna Muhammad Rasul Allàh, attesto che Muhammad è l’inviato di Dio!
Hayya ‘alas-salah. Hayya ‘alas-salah, venite alla preghiera!
Hayya ‘alal-falah. Hayya ‘alal-falah, venite alla prosperità!
Allahu akbar! Allahu akbar, Dio è massimo!
La ilaha illa Allah, non v’è altro che Dio che Dio!
Nella preghiera dell’alba, dopo la quinta frase, si grida: As-salatu Khairum Minan Naum, la preghiera è meglio del sonno!
Questo è quello che sentiamo, più volte al giorno, diffondersi dei minareti, a gran voce dal muezzin, che tanto suggestiona e ci chiama rivolgere un pensiero al creatore. Quello che fanno altresì le nostre campane, anche se oggi sono zittite da una società soffocata dall’urlo, che ha dimenticato il silenzio, la riflessione, il divino.
Ascoltando la preghiera, il richiamo, del muezzin, leggevo su un foglietto l’invocazione del viaggiatore Ibn Jubayr, 1145-1217 per la capitale della dinastia Omayyade, Damasco.
Damasco che Dio altissimo la protegga!”. Damasco, paradiso dell’oriente, luogo da cui si irradia la luce, sigillo dei paesi dell’Islam, giovane sposa che abbiamo ammirato, tutta ornata di fiori e piante olezzanti: essa appare nella veste di broccato verde dei suoi giardini. Sopra una collina, Damasco si onora di aver dato rifugio al Messia e a sua madre-che Dio li benedica!-offrendo loro un riparo tranquillo, bagnato da acque sorgive, dove l’ombra diffonde la sua frescura, dove l’onda è simile all’acqua dispensata al Paradiso della fonte Salsabil .
Toni Schiavon, “Siria, ottobre 2000”, “Minuterie Letterarie”, pagina 37-38.