Ho riassunto i racconti per restare nei tempi previsti e per lasciare spazio anche alle vostre domande. Perciò vi invito a leggerne qualcuno nel blog, per coglierne tutte le sfumature ed immergervi in quei tempi!
Se siete interessati a ricevere una copia del libro in regalo o volete commentare gli articoli, potete scrivermi nel blog, vi risponderò!
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Premessa
Mi chiamo Antonio Schiavon, però mi hanno sempre chiamato Toni. Ho 89 anni, sono nato nel 1931. Ho lavorato dal 1946 al 2016 e da quando sono andato in pensione mi sono dedicato a mettere su carta i ricordi della mia vita, del mio lavoro e di tanti meravigliosi viaggi e sto continuando a scavare nella memoria. Da poco ho aperto un blog dove potrete trovare questi racconti e anche tanti altri, compreso il “diario dalla finestra di casa” che ho tenuto in questi tremendi giorni di isolamento.
Ringrazio la professoressa Viani e tutti voi che mi avete invitato a condividere qualche mio ricordo e le mie esperienze relative a un tempo molto lontano. Sono molto contento di raccontarvi fatti che non si trovano sui testi di storia. Sono sicuro che potrete comprendere molto meglio quello che studiate a scuola se i grandi avvenimenti sono conditi con i fatti minori raccontati in prima persona da chi li ha vissuti!
Avrete ascoltato qualche volta i racconti dei vostri nonni, non è vero?
I primi bombardamenti
Mi è stato chiesto di raccontarvi qualcosa del periodo che riguarda la Seconda Guerra Mondiale, che si concluse nell’aprile del 1945. Io avevo tra i 9 e i 14 anni e quindi i ricordi sono infantili nei primi anni, ma quelli degli ultimi tre sono ben più maturi: le difficoltà, la fame, la paura dei bombardamenti, l’incertezza mi hanno fatto crescere in fretta. Ho scritto molti racconti relativi a quel periodo, i più significativi aiutano a comprendere lo stato d’animo delle persone e in particolare quello di un ragazzino grande come voi. Leggi “Gli studi”, Libro primo, pagina 93. https://nonnotoni.com/2020/04/gli-studi/
Pensate che cosa mi è successo: il 16 dicembre 1943, mi trovavo in piazza, in via Gorizia e guardavo il cielo. Tra due alti palazzi vedevo uno stormo di aerei in formazione e qualche momento dopo ho sentito un immenso fragore, sembrava l’inferno. Mi sono accucciato sul gradino di una porta. Stavano bombardando la stazione ferroviaria di Padova e il quartiere dell’Arcella. Ci furono più di 1000 morti. Da quel giorno ho abbandonato la scuola e mi sono trasferito dai nonni materni in campagna, in una zona battuta notte tempo da PIPPO e dai caccia bombardieri di giorno. Leggi “Pippo” in “Mia cugina Delia”, Libro primo, pagina 88. https://nonnotoni.com/2020/05/mia-cugina-delia/
Potete immaginare che paura, non è vero? Ma anche un po’ di curiosità e eccitazione, a trovarmi in quella situazione…
Acqua salata
Nell’inverno del 1943 il sale era introvabile. Mio zio mi dice “Domani mattina andiamo in laguna”. Tra me e me mi chiedevo a fare che cosa! Prima delle 5 del mattino, era buio pesto, siamo partiti al piccolo trotto col carro tirato da un cavallo, un freddo da togliere il fiato. Dopo qualche ora, arrivati al limite della laguna, con una grande fatica abbiamo riempito, un secchio alla volta, due botti d’acqua salata. Il ritorno fu durissimo, per noi e per il cavallo. Arrivammo a casa che era notte fonda. Leggi “Acqua salata”, Libro primo, pagina 56. https://nonnotoni.com/2020/04/acqua-salata/
Potete indovinare a che cosa sarebbe servita quell’acqua?
Radio Londra
Gli zii e il nonno alla sera ascoltavano Radio Londra, una trasmissione radio proibita, che permetteva le comunicazioni tra gli alleati di nascosto dai tedeschi, per cui io che ero un bambino venivo mandato a letto. Me ne andavo però nella cantina, salivo su una botte e mi affacciavo da una finestrina che guardava nella stanza dove c’era la radio. Sentivo i messaggi speciali che gli alleati mandavano ai partigiani per dare informazioni in codice. Proprio grazie a Radio Londra ho saputo dell’arrivo delle truppe alleate, che erano alle porte di Padova, a Monselice, nei giorni che precedettero la fine della guerra. La sigla di apertura del notiziario di Radio Londra era “Tam Tam Tam Tam”, ripetuto in sequenza di quattro! Leggi “Radio Londra” in “Mia cugina Delia”, Libro primo, pagina 88. https://nonnotoni.com/2020/05/mia-cugina-delia/
Avrete anche voi usato i codici cifrati per mandarvi messaggi segreti con i vostri amici, credo. Secondo voi cosa intendeva dire Radio Londra con il messaggio “la tortora tuba”?
Idee per sopravvivere
A causa della guerra, l’avrete capito, mancavano anche le cose essenziali, non si poteva andare a fare la spesa ogni giorno. Lo Stato obbligava i contadini a consegnare la produzione agricola perché fosse distribuita ai non contadini e ai militari. Naturalmente rimaneva ben poco da distribuire agli altri, perciò vennero introdotte le tessere annonarie: erano delle cartelle stampate a bollini, ogni bollino indicava il prodotto e la quantità di merce da poter prendere. I bollini venivano dati al “casoin” in cambio della merce consegnata. Io allora ero garzone di bottega e andavo col triciclo a prendere i prodotti dai distributori nei vari magazzini e avevo anche il compito di attaccare i bollini su dei fogli dopo che avevo consegnato la merce ai destinatari. Leggi “L’ammasso”, Libro primo, pagina 83. https://nonnotoni.com/2020/04/ricette-di-guerra/
In questi mesi di isolamento abbiamo tutti vissuto sensazioni simili, andare a fare la spese una volta ogni dieci giorni, uno solo per famiglia, molti prodotti non si trovavano… Non era la stessa cosa, ma ci assomigliava, non è vero?
Una sera mio padre tornò a casa, era già buio, con un grosso pacco piuttosto pesante, in cucina c’eravamo solo io e mia madre, appoggiò il pacco sul tavolo e lo scartò, prima un telo e poi un gran foglio di carta oleata azzurra dal quale emerse mezza forma di formaggio grana. Era un prodotto molto richiesto dalle famiglie contadine le più abbienti e per il quale davano volentieri in cambio farina di frumento, di granoturco, grasso di maiale, cotechini, salami.
Non ho saputo come sia venuto in possesso di quel ben di Dio. Resta il fatto che cominciò a tagliarlo a pezzi di circa mezzo chilo l’uno, li pesò con cura riaccartocciandoli e raccogliendo fino all’ultima briciola. Mise il tutto in due grosse sporte di tela e all’indomani mattina partì molto presto, era ancora buio e tornò a sera tarda con un carico enorme di cibarie ottenute in baratto. La cosa che resta scolpita nella mia memoria fu il non aver assaggiato neanche un grammo di quel formaggio. Non ero però dispiaciuto o arrabbiato. Anzi ero contento sapendo che avremmo avuto in cambio un bel po’ di pane. Solo molti anni dopo ricordando quei fatti pensai al dispiacere dei miei genitori, consapevoli della fame arretrata di noi figli, che non avevano potuto darci un po’ di quella grazia di Dio. Leggi “Il formaggio grana”, Libro primo, pagina 84. https://nonnotoni.com/2020/04/ricette-di-guerra/
Nell’inverno del 1944 allo zio serviva il solfato di rame, un composto che si spruzza per proteggere le vigne dalla filossera. Riuscì finalmente a trovare una persona di città che gli avrebbe procurato del rame che, mescolato con acido solforico, avrebbe dato il tanto atteso solfato di rame. La sorpresa fu che il rame ricevuto erano monetine da 5 e 10 centesimi di lira provenienti dalle elemosine alla Basilica del Santo. Per giorni ho seguito il processo di dissoluzione delle monete perché ero incaricato di controllare che nessuno le toccasse e ho visto scomparire poco a poco l’effige del re, erosa dall’acido. Leggi “Solfato di rame”, in “Mia cugina Delia”, Libro primo, pagina 88. https://nonnotoni.com/2020/05/mia-cugina-delia/
Soldati in fuga
Il primo ricordo che in seguito mi ha fatto pensare molto riguarda un fatto avvenuto sempre nell’inverno tra il 1943 e il 1944. Una sera, era molto buio, qualcuno bussò alla porta di casa: era mio padre seguito da due soldati italiani in divisa. Mia mamma ha dato loro dei vestiti civili e dopo essersi cambiati sono usciti accompagnati da mio padre. Giorni dopo seppi che mio padre li aveva fatti nascondere in una casa di contadini che li ospitarono fino alla fine della guerra. Dopo questo avvenimento mi sono ricordato di aver visto, mentre mi trovavo nell’osteria di una zia, che stava a ridosso della ferrovia vicino alla stazione, un treno di vagoni da bestiame dal quale uscivano voci umane. Ho capito che si trattava di soldati italiani catturati dai tedeschi dopo l’8 settembre, data della resa dell’Italia agli alleati (americani, inglesi, canadesi) che si erano così messi contro i Tedeschi di cui prima erano amici e che li deportavano in Germania a lavorare o a combattere con le forze della Germania. Nel 1964, ormai sposato con quattro figli, abitavo in Città Giardino, al n.10 di via Marco Polo. Un pomeriggio, rientrato dal lavoro, parcheggiata l’auto dinanzi al garage mi fermo a guardare il giardiniere che stava potando delle piante, lo avvicino per scambiare due parole, questi alza il volto e mi guarda. Io resto allibito, era uno di quei due soldati, solo invecchiato, non molto, lo stesso dialetto incomprensibile, la stessa tristezza negli occhi. Fu un incontro commovente dopo 22 anni. Leggi “Soldati in fuga”, Libro primo, pagina 77. https://nonnotoni.com/2020/05/il-giorno-della-memoria/
Pensate, erano amici? O erano nemici? Perché si nascondevano? Da chi scappavano?
E un altro ricordo, che a pensarci mi fa ancora paura, riguarda mio papà, che fu reclutato dai tedeschi per scavare trincee a Monselice. Una sera, tornando a casa in bicicletta insieme a tanti altri, furono intercettati da un caccia alleato che in picchiata mitragliò la lunga fila di uomini. Mio padre si nascose dietro uno dei grossi platani sul lato della strada a Mezzavia. Molti anni dopo mi portò a vedere l’albero, scorticato dalle pallottole. Uno dei due platani c’è ancora. Leggi “Nonno, parlami di te: Il mitragliamento”, pagina 26.
Come vivevano i soldati in guerra
La guerra a quei tempi non si combatteva con i computer e i razzi, i soldati molto spesso morivano di fame o di freddo, le attrezzature erano poco efficienti. Mi ricordo mio cugino Memo, figlio della zia Norma, che era motorista sugli aerei bombardieri Savoia-Marchetti e si trovava di stanza in Sicilia per bombardare Malta. Era tornato in licenza dopo un traumatico ritorno da una missione su Malta. Erano stati colpiti a un motore ed erano riusciti a volare a filo mare fino alla base. Raccontava queste cose sottovoce agli amici affinché io non sentissi. Ma ero troppo curioso e riuscii ad ascoltare: diceva che i nostri bombardieri, con la fusoliera coperta di tela, dovevano vedersela con i veloci Spitfire inglesi e non avevano avuto scampo. Leggi “Bombardamenti su Malta”, Libro primo, pagina 76. https://nonnotoni.com/2020/05/bombardamenti-su-malta/
Avete mai sentito usare l’espressione “Non trattarmi come una pezza da piedi”? Lo sapete a che cosa fa riferimento?
L’abbigliamento dei soldati era sempre lo stesso, che si trovassero nel deserto libico oppure sulle langhe coperte di neve dove furono trasferiti di gran corsa per affiancare l’alleato tedesco, allora vittorioso, alla conquista di Mosca. Conquista che diventò disfatta quando si trovarono di fronte al “generale inverno” così come toccò a Napoleone. Adoperavano ancora le pesse da piè come nella Guerra del ’15-‘18 e morirono di stenti e freddo. Gli scarponi dei soldati erano piuttosto rigidi, e per evitare di rovinarsi con le vesciche bisognava avere calzetti di lana molto grossi che non erano certo disponibili per tutti. Spesso venivano rimpiazzati con le pesse da piè, degli stracci di recupero, possibilmente di lana, avvolti intorno alle gambe e ai piedi in modo da trattenere il calore e da riparare i piedi dagli urti. Ricordo che andando in montagna nelle zone di guerra ho trovato una scarpa, al margine di un piccolo ghiacciaio, con dentro tracce di una pessa da piè. Leggi “Pesse da piè”, Libro primo, pagina 89. https://nonnotoni.com/2020/06/ritrovamenti/
Già all’inizio della guerra il governo si rese conto dell’inadeguatezza del paese a sostenere la guerra e chiese a tutti gli sposati di dare “l’oro alla Patria”, dare cioè le fedi nuziali di oro e in cambio venivano date loro delle fedi di alluminio. E ancora, noi ragazzini dovevamo cercare di raccogliere pezzi di ferro, scatolette vuote di alimenti, vecchie pentole e portarle a scuola per poi essere utilizzate nell’industria bellica.
Una curiosità: all’Arcella c’era una vecchia villa, non so se c’è ancora, recintata da una ringhiera che venne asportata, si vedevano gli spuntoni di ferro che uscivano dal muretto, per poter essere utilizzata sempre nell’industria bellica. In realtà c’era ben poco da raccattare in giro visto che c’era lo straccivendolo del quartiere che raccoglieva tutto, pagando qualche monetina, tutto ciò che veniva eliminato al grido: Strasse, ossi, fero vecio! Done!
25 aprile 1945, la Liberazione
Lo scorso 25 aprile, anniversario della Liberazione, un amico più giovane di me mi ha chiesto di come io ragazzo, avevo allora 14 anni, avessi vissuto quei giorni. Gli ho raccontato quello che mi ricordavo e lo racconto anche a voi. Da giorni sentivo colpi di cannone, sparavano sui ponti del fiume Brenta. Sapevo da Radio Londra che gli alleati erano vicini. Qualche giorno dopo, una lunga colonna di camion carichi di truppe e blindati vennero a stazionare in paese. Al limitare dei campi c’era l’argine del Piovego, il canale che veniva da Padova, che era percorso da singoli o piccoli gruppi di soldati tedeschi allo sbando che tentavano di andare a nord verso la Germania, verso le loro famiglie. Gli eserciti si erano dissolti. Leggi “Diario dalla finestra di casa”, 28 aprile 2020. https://nonnotoni.com/2020/04/28-aprile-2020/
Un fatto mi aveva colpito in particolare: un uomo in canottiera e pantaloni militari camminava lentamente sull’argine, aveva al fianco una baionetta. Quattro ragazzotti del paese lo avvicinarono, lo presero a calci e gli tolsero la baionetta. Trionfanti si allontanarono. Avevano vinto, ma io ero triste e disgustato dalla scena. Leggi “Un nemico”, Libro primo, pagina 78. https://nonnotoni.com/2020/05/il-giorno-della-memoria/
Oggi verrebbe definito un episodio di bullismo, non credete?
Le elezioni del 1948, con cui l’Italia divenne una Repubblica, contribuirono a dare all’Europa una pace che dura da 75 anni: mai l’Europa aveva avuto un così lungo periodo di non belligeranza. Leggi “Aprile 1948”, Libro primo, pagina 90. https://nonnotoni.com/2020/05/aprile-1948/
Mi chiedo oggi, cosa alla quale non avevo pensato da bambino, quante volte l’uomo deve sbagliare per rendersi conto che la pace, la condivisione e la collaborazione sono l’unico modo per consentire al mondo di sopravvivere. Credo sia un pensiero che è venuto anche a voi, qualche volta…