Libro II Mi Sono Sbottonato!

Perché leggere la Divina Commedia?

17 Maggio 2020

Quando sono partito per il servizio militare di leva, in valigia avevo poche cose, ho sempre cercato di essere minimalista, avevo però una piccola Divina Commedia, le parole erano davvero piccole e non aveva spiegazioni a piè di pagina. Quando qualche commilitone mi vedeva leggerla, oltre a ritenermi un tipo strano di cui dirò in un’altra occasione, mi chiedeva perché la leggessi. Rispondevo: non ci capisco, molto però mi piacciono i suoni che escono dalla lettura, risposta che confermava il giudizio circa essere io un tipo strano.

Quando molti anni dopo ritentai la lettura in una edizione con a piè di pagina un bel po’ di spiegazioni capii un mondo di cose nascoste dentro le rime, sempre però difficili. Arrivai alla fine del Purgatorio con qualche escursione in Paradiso per i passi più conosciuti.

Finalmente Sermonti, il miglior dantista che io conosca, questo non vuol dire che lo sia, non ho certo autorità per dare giudizi tanto importanti, si è deciso a fare una traduzione commentata tanto ampia quanto chiara che mi h permesso di riuscire a “riveder le stelle” di tutte e tre le cantiche. Certo ho dovuto rileggere più volte ogni canto per riuscire a digerirlo almeno in parte. Non da dantista ma da semplice lettore di media cultura. Sarebbe come voler capire il Bosone di Higgs del quale mi accontento di sapere che esiste. Mi colpisce la vastità della cultura, le conoscenze di Dante, l’averle elaborate spostando in avanti l’asticella del sapere. In sostanza, parafrasando Dante stesso “per seguire virtute e canoscenza”. Non mi pare cosa di poco conto.

Con Sermonti condivido l’idea, non potendo avere il privilegio di Dante di raggiungere il cielo, di fare un patto con un santo minore per contrattare l’entrata, almeno, al Purgatorio. Sono convinto che le letture, ogni lettura, consentano di guardare il mondo e scoprire ogni volta un aspetto nuovo così come il viaggio, ogni viaggio, è una finestra su un orizzonte diverso.

In qualche modo legato a quanto sopra vado a raccontare un aneddoto. Nel periodo del CAR, Centro Addestramento Reclute, spesso facevamo lunghe marce durante le quali erano previste delle soste logistiche, per bere e mangiare, bisogni fisiologici, fumare o semplicemente riposare. Venivamo dal mondo civile perciò non preparati a tali fatiche. In proposito un fatterello. Tornavamo da una marcia non troppo pesante ma sotto un sole infernale. A un certo punto fui preso da una irresistibile necessità di piangere, e piansi, sempre marciando. Il capo plotone se ne accorse. Passavamo proprio in quel momento dinanzi all’ospedale militare, mi fece uscire dai ranghi e un caporale mi portò al Pronto Soccorso. Fecero un intervento rapido e drastico, mi sdraiarono su una barella tenendomi la testa fuori giusto punto sotto un rubinetto d’acqua fresca. Dopo un po’ mi rimandarono in caserma dove feci in tempo a consumare il rancio.

Torniamo alla Divina Commedia. Durante le soste mi mettevo all’ombra delle onnipresenti siepi di spinosi fichi d’India e leggevo appunto Dante. Anche il tenente sapeva del mio hobby. Pochi giorni prima della fine del CAR mi chiese se mi interessava essere trasferito, per il prosieguo della ferma al quartier generale dell’Aeronautica di via Roma, al Circolo Ufficiali. Vado a precisare: quartier generale dell’Aeronautica di via Roma, Palermo, Circolo Ufficiali, per il sud Italia. Avevo capito: QGA a Roma, Circolo Ufficiali. Voleva dire avvicinarsi a casa di 500 km ed essere a Roma la capitale, col fascino di Roma antica. Ormai era troppo tardi. Se avessi rifiutato la mia destinazione sarebbe stata forzatamente Lampedusa o al meglio la Sardegna, fuori dal mondo. Comunque la non voluta scelta si è rivelata una scelta felice per le esperienze vissute. Evidentemente il tenente mi aveva scelto ritenendo opportuno inserire al Circolo Ufficiali del quartier generale frequentato da ufficiali superiori, generali eccetera, personale di servizio con un minimo di cultura. Proprio la frequentazione di quell’ambiente mi ha dato la spinta definitiva a realizzare l’idea di frequentare la scuola serale che mi permise di dare una svolta alla mia vita.

Toni Schiavon, “Mi sono sbottonato!” Libro secondo, nr. 158

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