Libro II Mi Sono Sbottonato!

La penna Pelikan

27 Maggio 2020

Frequentavo la terza avviamento al lavoro in via Brondolo, nello stesso complesso monastico dismesso in cui c’è ancora oggi l’Istituto Tecnico per geometri in via Sperone Speroni. Per raggiungere la scuola passavo spesso per via Vescovado e poi per via Speroni e quindi via Brondolo, era un percorso più lungo di quello normale di via Santa Rosa. Perché? Ero attratto da una cartoleria all’angolo tra via Vescovado e via Speroni.

In vetrina, solitaria, c’era una penna stilografica Pelikan nero-verde, con il suo cofanetto degli stessi colori. Era un’ossessione, un sogno. Arrivò la fine dell’anno scolastico. Dopo una settimana avrei dovuto fare l’esame di diploma. Sembrava dovessi fare una tesi di laurea, evidentemente nel mio sentire era proprio così. Tanta fu la suggestione che mi convinsi che senza quella penna non avrei potuto fare un buon esame. Non so come riuscii a convincere nonna Emma, mia madre, ad acquistarla, per 40 lire, un tesoro per l’economia domestica.

Ebbene, quella penna mi seguì per anni fino al diploma di geometra, attraverso il servizio militare nonostante fosse laborioso gestirla, all’interno aveva un contenitore per l’inchiostro che doveva essere riempito con delle fialette di corredo di marca Pelikan. Era un amuleto. Finì nello scatolone dei reperti – ricordo, finché in uno dei tanti traslochi se ne perse traccia. Il ricordo di quella penna riemerge continuamente quando una biro, Dio benedica le biro, fa le bizze, e subito appare la mia Pelikan a rivendicare le sue qualità, la sua signorilità, la sua suggestione.

Toni Schiavon, “Mi sono sbottonato!” Libro secondo, nr. 146

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