Sono entrato nella Pia Opera Croce Verde nel 1972. I figli erano cresciuti tanto da potermi permettere di lasciarli da soli, con la mamma, una notte al mese. L’anno d’entrata 1972 l’ho dedotto da un attestato della Pia Opera del 1977 a testimonianza della mia presenza. Mi sono dimesso nel 1981 per essermi spostato in Lombardia per ragioni di lavoro.
L’entrata in Croce Verde è stata patrocinata da Alfredo Merlin, di cui ero amico d’infanzia, per la ricostituenda squadra del 3, con altri due amici d’infanzia, Ennio Visentin e Fulvio Lazzaro, e il caposquadra Giuseppe Volpato, tutti provenienti dalla Zedapa. Dei restanti componenti della squadra ho le firme su un papiro di addio appunto del 1981. Di alcuni fatti avvenuti durante i servizi notturni, molto indicativi della situazione dell’assistenza sanitaria di quei tempi rispetto all’evoluzione successiva, ho scritto nel libro “Mi sono sbottonato”.
L’arruolamento fu nella vecchia sede di via Cesare Battisti di cui ricordo la camerata le cui finestre davano nel sottoportico della stessa. Il piccolo piazzale interno era adibito a parcheggio ambulanze: la “Nuova”, intoccabile per noi notturni, la Carolina a nostra disposizione, vecchiotta come era vecchiotto l’autista nostro pater familias. La cameretta per Beppone, il caposquadra, imponente per mole e altezza e bontà. Vorrei sottolineare il cameratismo, meglio la fratellanza, tra i componenti della squadra. Non ci conoscevamo al di fuori della Croce verde, salvo i quattro sopracitati, però per quella notte, quella del 3, eravamo l’uno per l’altro. Il clima conviviale, la cena, era il momento chiave. Se qualcuno era fuori per servizio il suo posto era tenuto “caldo”.
Toni Schiavon, “Mi sono sbottonato!” Libro secondo, nr. 161