Libro II Mi Sono Sbottonato!

Con la famiglia in montagna

3 Maggio 2020

Vado a raccontare un fatto molto pertinente alle diverse esigenze di una famiglia con un neonato, non più compatibili con le uscite dei giovani leoni per ferrate e comunque luoghi e faticosi percorsi.

Attorno agli anni 2000 con Gabriele mio nipote avevamo fatto un lungo percorso alpino, anche in parte ferrato da passo Cima Banche al Cristallo e la relativa discesa per altra via comunque dello stesso versante. Al ritorno, eravamo appena usciti dal sentiero a Cima Banche, ci siamo fermati alla fontana a getto continuo per bere, riassettarci, recuperare l’auto e tornare a casa a Rivamonte agordino. Appoggiata alla cisterna della fontana c’era una giovane con carrozzina e un bimbo di un anno. Era accaldata e stava cercando di far bere dell’acqua al bimbo che piangeva. Intorno non c’era nessuno, niente case.

Chiedo alla ragazza se potevamo essere d’aiuto. Aveva le lacrime. Ci disse di essere sola e senza soldi. Anche se tutto indicava essere di ceto benestante. Quel che era peggio non aveva latte per il bimbo che piangeva per la fame. Non abbiamo chiesto altre spiegazioni, recuperammo dal fondo di un thermos un po’ di te, dello zucchero in zollette da triturare con un paio di biscotti per fare una bevanda per il biberon e chetare così il bimbo. Abbiamo chiesto dove la potevamo portare e così ci raccontò la storia.

Al mattino con amici e il marito erano partiti dal passo Tre Croci dove alloggiava in hotel sul versante opposto della montagna, per raggiungere in cabinovia il Rifugio sul Cristallo per poi tornare per la stessa via al Tre Croci. A questo punto l’incompatibilità di cui dicevo all’inizio: il gruppo che vuol fare la camminata e il bimbo in carrozzina. Si accordano che la mamma e il bimbo prendano la via del ritorno per il facile sentiero in discesa e gli altri sarebbero saliti a un punto panoramico e quindi l’avrebbero raggiunta in discesa. Così ci ha detto, io avevo qualche riserva. Il tempo era buono, si trattava di una separazione di mezz’ora. Il diavolo ci ha messo lo zampino. Ad un bivio del sentiero, poiché inesperta di indicazioni di sentieri o disattenta, girò a destra verso Carbonin a nord anziché Cortina a sud. Questa semplice disattenzione poteva trasformarsi in qualcosa di ben più serio o tragico data la presenza del bambino, l’ipotesi di un temporale che facesse precipitare le temperature al ghiaccio è tutt’altro che remota in alta montagna. Non era attrezzata a tale evenienza.

Rifocillato il bimbo e la madre ci prestammo a ricondurla al passo Tre Croci facendo una lunga deviazione al nostro itinerario. A Cortina girammo a sinistra appunto per il passo Tre Croci. Dopo un centinaio di metri incrociammo un’auto che fece inversione di marcia e ci raggiunse. Erano marito e amici che dal mattino scorrazzavano per le strade alla sua ricerca. Del tutto casualmente avevano intravisto la giovane e il bimbo all’interno della nostra auto. Nell’incontro c’è stato un forte imbarazzo a conferma dei miei dubbi. Non so come sia finita. Noi siamo subito ripartiti.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *