È lunedì. Il gran giorno del “liberi tutti”. Speriamo di no. I parametri di controllo confermano l’andamento positivo. I nuovi contagi sono a 0,7%, i decessi 174. Sono usciti anche nuovi dati e tutti sono indici positivi. Il Corriere della Sera riporta a pagina 12-13 un editoriale nel quale viene confermato quanto riportato sul mio diario del 2 maggio circa la mappatura in tempo reale dell’evolversi della diffusione della pandemia. Metodo utilizzato dal Veneto fin dall’inizio che ha indirizzato le azioni di intervento che hanno ridotto di molto la crisi. Questo conferma quante incognite, deficienze, sottovalutazioni sono possibili in questa inedita e sconosciuta vicenda del coronavirus, con le conseguenti ricadute sullo stato d’animo di noi cittadini.
Oggi non completo la mia cronaca con la consueta appendice. Sono uscito in bicicletta dopo più di due mesi per rendermi conto di come si presenta il 4 maggio, uno schock: in Piazza delle Erbe le bancarelle erano in fase di preparazione, con un affollamento di addetti e di clienti, la più classica situazione da “liberi tutti”.
Forse mi sono autosuggestionato, perciò attendo lo sviluppo ma sono preoccupato. I bar sono aperti, i clienti sono in coda all’esterno per prendere un caffè alla volta per consumarlo poi a casa, ufficialmente, in realtà si nascondono dietro un pilastro del portico per evitare la multa. La cosa in sé è surreale, vuoi per i controllori ma più ancora per gli esercenti con un volume di lavoro ridotto al 20-30%. È economicamente impossibile. Questo non vuol dire che il legislatore stia sbagliando, che non sia giusto che i commercianti tentino di risorgere, ma temo sia una illusione destinata a finire con uno sconquasso impietoso.
