Da tempo con Franca stavamo cercando di vedere uno spettacolo nel massimo tempio musicale italiano, fra i primi al mondo: la Scala di Milano. Con gli amici del Perigeo, durante un’uscita culturale, siamo venuti a parlare della cosa. Anche loro avevano questo desiderio da un bel po’ di tempo e tentavano di utilizzare un’opportunità offerta dal teatro stesso, che metteva a disposizione un limitato numero di biglietti da assegnare a sorteggio a chi ne faceva richiesta via posta. Loro, i nostri amici, nonostante i ripetuti tentativi, non erano riusciti a realizzare il sogno.
Io quasi per scherzo scrissi la richiesta nei termini previsti con le varie scelte opzionali. Inaspettatamente mi venne proposta l’opera “La Traviata” in platea per il 2 giugno 1995, che subito accettai acquistando il biglietto per via bancaria. La rabbia dei miei amici per aver, io, centrato l’obiettivo al primo tentativo!
Ho prenotato al mio solito albergo a Merate, che frequentavo per lavoro, per due notti, per fare anche una visita alla città il sabato e la domenica. E godersi il venerdì il Teatro in platea. Si trattava di un avvenimento di una certa rilevanza per la presenza della “noblesse” milanese, fra le quali la ex moglie di Berlusconi, nonché una folta presenza di stranieri venuti in Italia specificatamente per l’evento. La presenza del maestro Muti era un catalizzatore determinante.
Il teatro era al completo per ogni ordine di posti e noi pronti all’inizio. Passano una trentina di minuti e dal loggione continui battimano di sollecito ad iniziare. Si apre finalmente il sipario e appare la compagnia, il Maestro Muti e il Direttore Fontana, il quale al microfono spiattella agli spettatori la glaciale notizia: lo spettacolo è sospeso per lo sciopero dell’orchestra.
Incredulità. Fischi e improperi a non finire.
Noi passiamo alla cassa per motivare la richiesta di rimborso. Ci ritroviamo in piazza, incerti sul da farsi e un tantino storditi da un avvenimento unico nella storia della Scala. Andiamo verso il vicino cinema Manzoni, il film cominciava più tardi. Torniamo sui nostri passi all’altezza della Galleria e vediamo dinanzi al Teatro strani movimenti di gente. Alcuni valletti invitavano gli spettatori a rientrare per una novità: il Maestro Muti al pianoforte e i cantanti avrebbero eseguito l’opera. Fu un successo sia musicale quanto etico di rispetto al pubblico da parte dei cantanti e del Maestro.
A questo punto rimando alla lettura del Corriere della Sera del 3 giugno 1995 per aver chiare le dinamiche di quanto accaduto nonché le motivazioni della protesta.
Non voglio entrare nel merito ma semplicemente mi chiedo come sia possibile calpestare la dignità delle persone. Questo clima politico/sociale è il frutto avvelenato prodotto dal ’68 e culminato con le BR negli anni ’80. Quanto durerà questa scia perversa che ha colpito massivamente la scuola e la cultura, e ha minato le coscienze abbassandone pericolosamente il livello inibitorio al malaffare e al malessere?
Il futuro è incerto.
In quell’occasione ho potuto avere un invito a partecipare all’evento. Erano presenti alte cariche dello Stato fra le quali il Ministro Vanoni, in veste di patrocinatore. Ero molto emozionato perché da tempo seguivo il Maestro nella sua opera di direttore d’orchestra, in televisione e con l’ascolto di dischi con musiche da lui dirette.
Ora racconto un altro aneddoto relativo al Maestro Muti. Per casualità, un tantino sorprendenti, Giancarlo Prato, fratello di Maurizio mio genero, era Direttore del Dipartimento di Musicologia e Beni Culturali dell’Università degli Studi di Pavia a Cremona che, per mano appunto di Giancarlo, ha proposto e consegnato la Laurea Honoris causa al Maestro Muti.
Toni Schiavon, “Mi sono sbottonato!” Libro secondo, nr. 162