Il benessere, o quello che è ritenuto tale oggi, è regolato, o meglio sostenuto, (presupposto da dimostrare) dalla crescita. La traduzione: che si debba avere di più di ieri.
Qui si innesta la prima discriminante, per tutti? Anche per i Boscimani del deserto del Kalahari? Siamo disponibili, noi che abbiamo di più, a dividerlo, quel di più? Chi saranno gli esecutori di queste suddivisioni, i nostri governanti, li voteremo ancora in futuro? Oppure i governanti dei Boscimani? E noi ubbidiremo a questi ultimi? Altra soluzione: noi ci fermiamo all’attuale benessere e la crescita la
adoperiamo per elevare gli altri, finché non raggiungono il nostro livello di benessere?
Ritengo improbabile un plebiscito democratico in questa direzione, quindi è necessario che ciò venga imposto da un robot attraverso un algoritmo. Infatti la strada del comunismo l’abbiamo percorsa con i risultati che conosciamo. Spesso ci rivolgiamo per tanta impresa democratica alla democrazia greca del tempo di Pericle. Dove tutto veniva deciso secondo le decisioni dei 40 mila cittadini abilitati alle decisioni: raramente sono citati i 150.000 schiavi che lavoravano perché la democrazia potesse esistere e nonostante il supporto del lavoro di quattro schiavi per ogni cittadino qualche broglio della classe dirigente ci fu. Anzi qualcosina di più di qualche broglio. Tanto che Atene ad un certo punto fu fagocitata da Sparta che aveva tutt’altro regime, ma anch’esso decadde.
Ritengo non ci siano così tanti motivi per sperare in una qualche soluzione. È di oggi: “Io sono stato eletto da 60 milioni di italiani (meno il mio voto a.s.) quindi sono autorizzato a decidere, senza rendere conto a chi non è stato eletto dagli italiani (potere giudiziario), a respingere i
Boscimani del Kalahari”. Ciliegina sulla torta. L’Europa, forse sull’onda di Trump, ha ripreso l’uso del carbone, gli altri grandi continuano imperterriti, in modo da assicurare ai miei nipoti una scomparsa pressoché certa. Qualche generazione! Il tema può avere anche altre declinazioni sempre però con lo stesso esito.
Nota sugli schiavi. Abbiamo detto quattro schiavi per ogni cittadino votante. Per la legge della media alcuni ne hanno sei e altri solo due. Quindi disuguaglianza sociale tra i ricchi con sei schiavi che sfruttano i poveri con solo due schiavi. Si impone perciò una più equa distribuzione della ricchezza: togliere uno schiavo agli uni per darlo agli altri… e via elencando le successive redistribuzioni.
Memorie
Prologo. Correva l’anno 1954. È un lunedì al rientro in fabbrica noi ragazzotti ci raccontavamo le avventure domenicali. Luigino, appassionato di ballo, ci racconta che ieri sera in sala da ballo ha conosciuto una ragazza, e che ad un certo punto, previo timbro di riconoscimento sul dorso della mano, sono usciti dalla sala. Si sono appartati fra i cespugli. Luigino dice: aveva due tette incredibili, racconta dati anatomici, ma non mi ha lasciato scendere di più, di più dove? Ingenuo io! Sarà per domenica prossima. E tu Toni cosa hai fatto? Mi sono incasinato con un problema di topografia. Dopo 5 ore di calcoli fatti a mano con moltiplicatori a tre decimali, no calcolatrice, ho fatto un errore. Ho dovuto lavorare altre due ore per il giusto risultato.
Questo prologo per spiegare quanto segue: in fabbrica c’era un gruppo di ragazzi cattolici, vedi scritto di Don Nervo ( Amici scout), che si riunivano a disquisire sui fatti della vita, fra questi i primi catto-comunisti che tanto male hanno fatto alla società, lupi col mantello bianco. Erano gli anni attorno al 1968. Mi chiesero provocatoriamente, cominciavo a essere ritenuto la voce del padrone, cosa pensavo del fatto che tutti i nostri figli dovessero avere, ai blocchi di partenza, le stesse opportunità a parità di intelletto? Più avanti si precisò non solo a parità di intelletto ma ad ogni condizione. Concordai che la scuola debba essere pubblica ed accessibile a tutti. Rilevai tuttavia anche il fatto che, in particolare all’università ma non solo, chi ha mezzi economici ha la possibilità di integrare ed allargare gli studi del figlio magari all’estero. A questo punto l’alzata di scudi dei catto-comunisti: perché i tuoi figli sì e i nostri no? Allora raccontai il prologo di cui sopra circa la sala da ballo e le tette. Non solo ma di non andare alla partita, al bar, al cinema, ma di utilizzare le risorse per i figli. Da quel momento sono stato definito la voce del padrone, leccaculo
del potere. Commenti e considerazione sono meglio descritti in altri brani…
Toni Schiavon, “Mi sono sbottonato!” libro secondo, nr. 101