Diari di Viaggio Libro I Mi Sono Sbottonato!

Cindia, 2001

11 Aprile 2020

Quante esperienze di viaggio in quei due paesi così diversi tra loro ma che insieme costruiranno un nuovo mondo a cui noi occidentali dovremmo e potremmo solo adeguarci!

Cancellare il passato

Ho in casa un tesoro appeso a una parete del corridoio. Si tratta di quattro cornici vetrate che espongono quattro sculture lignee di un buon artigianato popolare cinese, che rappresentano un momento epocale di transito dalla Cina depositaria di 5000 anni di storia, di tradizioni, di cultura a una nuova Cina che relega il suo passato nei musei, sradicando ogni memoria negli uomini del futuro.

Solo due cenni di questa volontà iconoclasta: da una parte la rivoluzione culturale, con la sistematica distruzione di tutto ciò che rappresentava il pas- sato, dall’altra la distruzione del tessuto abitativo delle città antiche per far posto a strade e grattacieli, prima fra tutte Pechino, dove le vecchie abitazioni erano il sedimento della storia, in esse gli uomini avevano inciso le loro espe- rienze anche spirituali.

Voglio ora portare la mia personale esperienza col descrivere come sono venuto in possesso del tesoro ligneo di cui ho detto all’inizio. Sono le prime ore del mattino in una stanza al decimo piano di un albergo in centro a Pechino, è una stanza d’angolo. Mi affaccio, il cielo è plumbeo, una nebbia sporca fa intravedere sfocata la strada, un largo vialone a più corsie invaso nelle due direzioni da una fiumana di biciclette, poche automobili. La maggioranza delle persone porta una mascherina per filtrare l’aria.

Case recinto a Pechino

Sull’altro lato della strada palazzi a perdita d’occhio. Mi sposto alla finestra dall’altro lato e osservo una voragine sul fondo della quale stava lavorando un grosso scavatore. Sarebbe sorto un nuovo palazzo. Subito oltre lo scavo una miriade di casupole a un piano, punteggiate da una moltitudine di alberi. In un primo tempo ho pensato a una baraccopoli di indiana memoria. Osservando mi accorsi che si trattava di un tessuto abitativo coordinato con vicoli che lo percorrevano, insomma un borgo, però era vasto e si perdeva nella nebbia.

Scesi per la colazione e ci organizzammo per visitare quel borgo. Entrammo in un vicolo e subito capii che erano le case recinto, un quadrilatero chiuso da un muro con una sola entrata e all’interno della corte, tutto intorno, le abitazioni. La vita si svolgeva nella corte. Molto ci sarebbe da descrivere sulle attività che vi si svolgevano. Al termine di uno dei tanti vicoli percorsi ci troviamo di fronte a uno spiazzo di rovine. Le ruspe stavano radendo al suolo tutto per far spazio a strade e palazzi.

Quattro pannelli colorati

Fra le macerie c’erano degli uomini che recuperavano dei materiali e li portavano in uno spazio recintato. Siamo entrati, c’erano cumuli di finestre, porte, piccole sculture, tegole lavorate, panche, sedie e altro. Sono rimasto colpito dal fatto che sulle porte fossero applicati dei piccoli pannelli colorati. Mi sono piaciuti e ho chiesto se si poteva averne qualcuno. Un giovane prese uno scalpello e ne staccò quattro. Erano sporchi e quasi non si vedevano gli intarsi coperti dalle infinite colorature fatte nel tempo. Quando sono tornato a casa le ho fatte ripulire e sono emersi in qualche punto i colori originali. Guardandoli non si può non capire quanta storia, tradizione, costumi, religiosità esprimano. La loro distruzione sarà la pietra tombale di 5000 anni della civiltà cinese. Per trovarla, la civiltà cinese, si dovrà ricorrere ai musei oppure al corridoio di casa mia.

Presente senza futuro

L’India sta facendo lo stesso percorso distruttivo? No. L’India non ha pas- sato ma credo neanche futuro o meglio il suo passato e il suo futuro sono oggi. Forse non sono stato chiaro. Cerco di elaborare qualche pensiero.

Sono a Hyderabad. Sotto la grande porta al centro della piazza abbiamo incontrato dei giovani francesi in compagnia di quattro giovani indiani. I francesi stanno facendo consulenza in un’azienda agricola per la produzione di vino. Quando ci lasciamo ci indicano di andare in una certa direzione e di addentrarci in una baraccopoli. Quello che ho visto ha dell’incredibile. Quella che sembra la strada principale della baraccopoli è larga almeno cinque metri con due marciapiedi larghi un buon metro e cinquanta. La strada era letteralmente piena di folla in movimento, mentre i marciapiedi erano territorio privato dei loculi/negozi di pertinenza, perfino due pecore che ruminavano. Su un fronte di una decina di metri, il marciapiede era occupato da una catena di produzione che descrivo.

Stazione 1: un uomo con un martello spezzettava telefonini e telecomandi.

Stazione 2: un uomo seduto sul gradino del marciapiede aveva fra le gambe una ciotola di 50 cm di diametro con del carbone acceso dove bruciava la plastica dei rottami della stazione 1.

Stazione 3: ancora una ciotola col carbone acceso dove i rottami della stazione 2 venivano riscaldati per fondere probabilmente lo stagno. NB: tra una stazione e l’altra c’era una zona di cernita dove venivano divisi i componenti secondo criteri che non ho potuto approfondire.

Stazione 4: vedi stazione 2, forse per il rame, probabilmente i metalli nobili, argento e oro, saranno stati trattati in stazioni tecnologicamente più evolute.

Ho visto un servizio in TV che descriveva i campus tecnologici di Bangalore, tutti giardini e laghetti recintati, i ricercatori/ricercatrici in tenuta universitaria. Un salto di immagine e mi trovo al di là della strada, di fianco alla baraccopoli con la visione di quella da me descritta a Hyderabad. Possiamo considerarli “opposti”? Possiamo considerare opposto il sari di una nobildonna a quello di una addetta alle pulizie delle strade, entrambi eleganti, con l’immensa sporcizia di ogni angolo di strada?

Come definiamo un elegante signore in doppio petto gessato e cravatta con una sottile borsa di pelle portadocumenti in una mano e nell’altra un elegante zainetto? Il signore entra in un grande tempio di Madurai affollato all’inverosimile, arriva alla piscina circondata da una gradinata di una ventina di gradoni, trova un posto piuttosto stretto, si spoglia, le scarpe le aveva già tolte prima di entrare nel tempio, depone vestito, camicia, cravatta e scarpe con cura sul gradone, indossa una specie di lenzuolo tra le gambe, entra nella piscina, la cui acqua aveva il colore del “Colorado” in piena, si immerge, testa compresa, fa i gargarismi, risale al gradone, si spoglia, si asciuga per quanto può, indossa pantaloni-camicia-cravatta-giacca-calzini, infila il resto nello zainetto, prende in mano le scarpe e se ne va alla svelta.

Sono contraddizioni o sono opposti che consentono a questa realtà di rimanere tale nel futuro così come era in passato? Quale sarà il modello che avrà il sopravvento? La non memoria cinese, l’immutabilità indiana o l’evolversi dell’occidente che cerca di mantenere i ricordi? Tenendo presente che “il padrone del vapore” sarà Cindia.

Toni Schiavon“Mi sono sbottonato!”, libro primo, pag. 151

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