Domenica. Continua la tendenza a scendere di tutti i parametri che misurano il radicamento del virus, però con una lentezza esasperante. È una frustrazione continua. È colpa nostra perché non stiamo alle regole? O perché non sono idonee? Oppure è un percorso inevitabile? Troppi dilemmi, ancora una volta dico aspettiamo!
Oggi propongo una nota di colore per alleggerire l’atmosfera pesante che aleggia su tutti. Siamo scesi fino al Ponte Tadi per prendere il giornale, lì vicino sulla spalla del ponte una volta alla settimana c’è un contadino con la moglie che porta le sue verdure, improvvisando un banchetto di fortuna. Ha verdure ruspanti, selvatiche, un radicchietto duro da masticare ma con un forte sapore, carote male assortite, la catalogna con qualche foglia gialla non certo coltivata in serra, le cipolle non sono passate al vaglio per dare un’omogeneità alla dimensione, qualche mazzetto di rapanelli anche questi assortiti e via elencando. Non c’è molta scelta, dipende dal giorno. Come sempre questi incontri svegliano ricordi.
Fino ai primi anni 40, con la zia Evelina, dalla campagna di Noventa Padovana portavamo la verdura selvatica, rosolacci e radicchi che raccoglievamo per i campi prima dell’aratura in due grossi borsoni per bicicletta, una faticaccia, al mercato in città. Tornavamo a casa contenti di avere venduto la merce.
Mi pareva di essere tornato indietro di 80 anni. In più il contadino sul ponte Tadi aveva da parte in un frigorifero portatile un grosso pollo macellato in modo primordiale, così come faceva mia zia Giulia 80 anni fa: mi indicava il pollo da prendere, avevo ormai imparato il metodo di cattura, e glielo portavo tra battiti d’ali e beccate furiose. La zia lo tratteneva con la mano sinistra sulle zampe e la destra sul collo appena sotto la testa, uno strappo e il pollo era bello e morto. Lo spennava alla buona lasciando a me il compito di spennarlo con cura, una noia. La zia con quattro colpi di coltello toglieva poi cuore, stomaco, fegato, qualche ovetto in formazione se era una pollastra e con queste frattaglie la mia nonna faceva un pentolino a parte per me.
Torno al nostro pollo: al vederlo ho rivissuto quei tempi lontani. Preparandolo ho sentito che era diverso del polli del supermercato. Infatti aveva una carne soda e ben attaccata agli ossi. Era buono. Mi ha ringiovanito.
https://nonnotoni.com/2020/04/latte-e-pan-biscotto/