Oggi l’aumento dei contagiati è dell’1,9%, il più basso dal 6 marzo. I decessi rimangono molti, 602. Tutti gli altri parametri indicano positività seppur lenta. Siamo speranzosi. Continua la lunga e snervante attesa.
Oggi vorrei fare alcune considerazioni su alcuni dati relativi alla fase 2:
1) i consumi sono scesi del 31 % circa
2) la vendita di auto è scesa dell’85%.
Mi fermo a questi due dati per svolgere il mio tema, molti altri sono assimilabili. Ora elenco i campi che non entreranno nelle mie considerazioni: l’ambito sanitario, l’agroalimentare in tutti i suoi aspetti, gli aiuti alla sopravvivenza, quali la cassa integrazione per coloro che non rientrano tra gli istituzionalizzati, come le partite IVA. Questo è realizzato con gli aiuti che ci sono stati concessi dall’Europa, perché di nostro abbiamo ben poco nel granaio (se non il debito pubblico accumulato nell’estate da cicale). Ferma restando questa premessa ci stiamo ponendo il dilemma della fase 2, con tutte le incognite che comporta dal punto di vista sanitario. Prima fra tutti il ritorno alla situazione di marzo con il coronavirus? Se noi riaprissimo alla produzione di auto e similari a chi le venderemo? Magari daremo un sussidio di soldi europei avuto in prestito per stimolare le vendite a chi ha voglia di avere una macchina di lusso al posto di quella che ha già? Credo di aver ben posto il tema e non sia necessario che mi dilunghi.
Cosa si intende fare per far ripartire i consumi? Andare al ristorante, in discoteca, alla partita, viaggiare, in spiaggia, in montagna, con i ritmi del passato? Se così è non abbiamo capito niente di quello che sta succedendo. Dovremmo piuttosto accontentarci di andare al “peoceto”, la spiaggia sul Brenta di antica memoria.
Continueremo ad acquistare jeans strappati sui ginocchi per poi cambiarli perché la moda vuole che siano strappati sulle cosce? E per fare questo pretendiamo che l’Europa, Pater familiae, non indaghi? Ben venga la troika a mettere in riga la stupidità…