diario dalla finestra di casa

23 marzo 2020

24 Marzo 2020

L’apice del contagio non è ancora arrivato. L’ansia è palpabile. Quel che si vede dalle finestre è la monotonia del già visto nei giorni scorsi. Il sole pieno, il silenzio delle strade, non vedo nessuno. Tutto ciò è auspicabile per la sicurezza, ma confonde.

Anche all’interno di casa nulla è cambiato con la nonna Franca. Sposto perciò la mia attenzione in direzione di “domani”, sperando sia vicino. Intendo quando sarà passata questa bufera sanitaria. Quando usciremo di casa per il cessato allarme ci guarderemo spauriti l’un l’altro, magari complimentandoci per lo scampato pericolo. Non ci saranno quelli che l’ostacolo non l’hanno superato a farsi le condoglianze. Mi scuso per l’ironia macabra, è una forma scaramantica.

Torneremo a darci la mano? Ad abbracciarci? Ci scanseremo, magari guardandoci in cagnesco? Dubiteremo della nostra integrità/contagiosità? Quanto impiegheremo a smaltire le fobie che stiamo accumulando?

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